Mica facile associare le melense canzoni christian pop tutte pace, buoni sentimenti e riconciliazione, quelle per cui in Ruanda va famoso Kizito Mihigo, con la condanna rifilato al cantante per istigazione all’odio contro il governo e per aver pianificato l’eliminazione del presidente Paul Kagame in persona. Eppure la pena di dieci anni è al netto di uno sconto per il fatto di essere reo-confesso e aver chiesto perdono.

Curiosamente, Mihigo è stato assolto dall’accusa di «terrorismo» e il co-imputato Cassien Ntamuhanga, giornalista di Amazing Christian Radio, è stato invece prosciolto da quella di aver complottato via twitter e skype per uccidere Kagame. Ma Ntamuhanga si proclama innocente ed è stato condannato a 25 anni. Il suo nome era già stato inserito da Human Rights Watch in una lista di casi che proverebbero una certa allergia del governo per la libertà di stampa e di espressione.
Durante il processo Mihigo ha ammesso i suoi rapporti con il Congresso nazionale del Ruanda, un gruppo di opposizione costretto a riparare in Sudafrica. Dove lo scorso anno il suo co-fondatore, Patrick Karegeya, ex capo dei servizi ruandesi, ha trovato la morte in circostanze che hanno portato la famiglia e le autorità sudafricane a puntare il dito sul governo di Kigali. Pochi giorni dopo l’attentato, inoltre, una dichiarazione di Kagame – «non puoi pensare di tradire il Ruanda senza essere punito» – suonò quasi come una rivendicazione.

 

L’arresto di Mihigo nell’aprile 2014 aveva suscitato molto stupore in Ruanda. Per la popolarità del personaggio, il suo profilo di scampato al genocidio del 1994 che in quei giorni guida uno dei commandi di autodifesa organizzati dai tutsi e oggi canta solo per-l’amor-di-dio di unità e perdono. La voce oltretutto a cui viene affidato l’inno nazionale nelle occasioni più solenni. L’idillio si è incrinato con una delle sue ultime canzoni, dedicata ai fatti del 1994 e bandita dal regime.

Nel 2008 un altro celebre cantante ruandese, Simon Bikindi, è stato condannato a 15 anni dal Tribunale Internazionale per i Crimini in Ruanda per «incitazione al genocidio».