In attesa che Matteo Renzi vari la nuova segreteria nazionale del Pd e il partito in Campania decida come posizionarsi, il governatore Vincenzo De Luca si organizza, a scapito anche dei dem. Domani pomeriggio ad Afragola ci sarà il battesimo di Campania Libera: la lista civica creata dall’ex sindaco di Salerno per intercettare i voti moderati si trasforma in progetto politico, tenendo aperta la porta a una possibile partecipazione alle prossime elezioni politiche. Animatori: il consigliere regionale Luigi Bosco, rinviato a giudizio per turbativa d’asta per la ristrutturazione di un asilo nel casertano; il vice presidente del consiglio regionale Tommaso Casillo; il consigliere regionale dell’Idv Franco Moxedano e il parlamentare di Scelta civica Giovanni Palladino.

Le due civiche che fanno capo al governatore contano dieci consiglieri regionali. Sc ne ha tre, l’Udc due, Ncd uno e Moxedano è nel misto: se entrassero tutti nell’orbita del neo movimento supererebbero i consiglieri del Pd, fermi a quota 16. I rapporti tra De Luca e il suo partito sono sempre stati complicati. Dei nove assessori, il vice è un fedelissimo del governatore, Corrado Matera al Turismo è stato indicato dall’Udc, gli altri sono tecnici, seppure alcuni vicini al Pd. Le deleghe che pesano in termini di consenso sono tutte in mano all’ex sindaco di Salerno.

Nessun assessore ai Trasporti, casella su cui aveva puntato il capogruppo Pd Mario Casillo. Nessun assessore alla Sanità, che è commissariata e affidata agli uomini inviati dalla ministra Lorenzin. De Luca ha modificato la legge regionale in modo che fossero di sua pertinenza le nomine dei vertici del settore e ha lavorato su Renzi per incassare una norma ad hoc che gli consente di diventare commissario. La sconfitta al referendum e l’inchiesta sull’incontro all’hotel Ramada con i sindaci (la procura di Napoli sta verificando i rapporti tra De Luca e la sanità privata) sembravano aver messo uno stop alla sua nomina ma il caso Nola (i medici del Pronto soccorso costretti a intervenire su pazienti a terra) e il conseguente botta e risposta con Lorenzin hanno offerto al governatore l’occasione per scrivere a Gentiloni sollecitando la sua investitura a commissario.

Non c’è neppure l’assessore alla Cultura ma un consulente (il filosofo Sebastiano Maffettone). De Luca pensa di istituire una holding dove finiranno le fondazioni regionali: Napoli Teatro Festival, Ravello Festival, Film Commission e museo Madre, tutti i vertici in un unico contenitore, sotto l’occhio vigile del governatore. In settimana ha poi tolto all’assessora Sonia Palmeri le deleghe a Demanio e Patrimonio: se ne occuperà un dipartimento dirigenziale con la supervisione dello stesso governatore.

Il sindaco della Campania, si è autodefinito, ma sembra un monarca: il secondogenito Roberto è assessore a Salerno in attesa di candidarsi a sindaco; il maggiore, Piero, dovrebbe concorrere per le politiche. Martedì scorso a Castellammare, durante la presentazione dei Cantieri Viviani, De Luca ha spiegato che la regione punterà a finanziare dieci centri urbani. Dieci raggi d’azione per allargare la sua influenza.

La segretaria regionale dem Assunta Tartaglione ha sostenuto che tra De Luca e gli elettori «la luna di miele è finita» chiedendo maggiore dialettica politica con il partito. Intanto De Luca parteciperà all’incontro dei vescovi e governatori del Mezzogiorno a Napoli, presente Gentiloni. Sarà l’occasione per rilanciare la proposta di 200mila assunzioni di giovani meridionali nella Pa: la prima volta che De Luca tirò fuori l’idea Renzi la bocciò.