Sottosegretario Benedetto Della Vedova, Gasparri assicura che la legge sulla legalizzazione della cannabis è morta.

Gasparri ha detto così anche della fecondazione assistita e delle unioni civili. Io non ho mai detto che l’approvazione è certa. Ma non è una missione impossibile. Partiamo dalla camera, poi vedremo al senato. Alla camera ci sono 225 deputati che l’hanno sottoscritta e che quindi voteranno sì. Per andare pari bisognerebbe arrivare a 315, e con i 315 contrari che si presentano tutti in aula, votano tutti no senza nessun astenuto. Insomma, il nostro schieramento trasversale non è così lontano dalla meta. Chi avrà un voto in più vincerà. Vinca il migliore.

Ora come continua l’iter della legge?

L’esame è incardinato in aula, c’è stata la discussione generale, poi come sapevamo il testo tornerà in commissione dove non ci sono stati voti anche perché hanno presentato 2000 emendamenti. Noi non abbiamo fatto fretta a nessuno, l’abbiamo depositato un anno fa, abbiamo aspettato le altre priorità in calendario, abbiamo fatto tutte le audizioni necessarie. Se come intergruppo vedremo che in commissione c’è chi fa ostruzionismo per insabbiare il testo, reagiremo forti dei nostri numeri. Intanto più la discussione pubblica sale, più i parlamentari sono incoraggiati a scegliere di abbandonare lo status quo del mercato libero e criminale per passare a un mercato legale e regolamentato.

Paolo Mieli sul Corriere della sera ha elogiato i vostri toni pacati.

Mi ha fatto enormemente piacere, ha restituito ai suoi lettori quello che succede nel mondo e che è bene che succeda anche in Italia. Cioè che sulla cannabis si cambi verso.

Ma in realtà da destra arriva il peggio del repertorio proibizionista. Partirà una crociata?

Noi manterremo la discussioni sulle buoni ragioni che ha l’antiproibizionismo. Nessuno di noi incentiva l’uso della cannabis o sostiene che fa bene, salvo il fatto che a differenza di alcol e tabacco la cannabis è anche una medicina. Quello che pensano i proibizionisti lo conosciamo da quando Marco Pannella fece la prima iniziativa per la legalizzazione, a metà anni 70: vogliono mantenere un mercato di massa gestito dalla criminalità. Spero solo che evitino ostruzionismi e tatticismi, e che non tirino in ballo il governo.

La comunità di San Patrignano sostiene che la legalizzazione non ha funzionato né in Spagna né in Colorado.

In Spagna c’è la depenalizzazione, non la legalizzazione. Quanto al Colorado, leggo molte valutazioni positive. E anche sullo stato di Washington che, forte proprio dell’esperienza del Colorado, ha ulteriormente affinato la legge.

Dica la verità: crede davvero che questo nostro parlamento ce la possa fare?

Sì, anche perché ovviamente da quantarant’anni a oggi il paese è molto cambiato. Quando Marco Pannella ha posto questo tema come tema della politica sembrava lunare. Invece aveva ragione lui. E lo hanno dimostrato gli Stati uniti, che erano i più proibizionisti di tutti. E il Sudamerica, dove puree c’è la piaga delle narcomafie feroci. Il punto non è più se la marijuana verrà legalizzata, ma quando e come lo sarà. Noi vogliamo farlo prima e bene.

Chi sono oggi quelli che dicono no?

Un pezzo d’Italia, una constituency politico-culturale per la quale non avremmo dovuto avere il divorzio, l’aborto, la fecondazione assistita, le unioni civili. Ma, citando Pannella, sono convinto che le nonne italiane siano per la legalizzazione della cannabis perché sanno che i nipoti e i figli si fanno le canne e preferiscono che se le facciano di cannabis legale e controllata anziché andare dal pusher della criminalità organizzata.

Resta che per il premier Renzi il tema «non è all’ordine del giorno».

Renzi dice una cosa vera. Io sono sottosegretario ma questa è una battaglia che faccio da senatore e mi aspetto che Lupi e i ministri Costa e Lorenzin facciano la loro battaglia, votino pure contro, ma senza tirare in ballo il governo.

E però in effetti la maggioranza di Renzi al senato traballa parecchio. A lui non farà piacere un’altro tema a rischio di maggioranza.

Io la vedo all’opposto. Stiamo offrendo a questo parlamento e alle forze politiche un’occasione in più di dare un segnale di vitalità, di indipendenza e di lungimiranza.

La legge dovrebbe tornare in commissione in autunno, e cioè quando il paese affronterà il referendum costituzionale, e le camere voteranno la delicata legge di bilancio, forse anche la legge elettorale. Non c’è effettivamente il rischio che la legalizzazione della cannabis slitti all’infinito, o si avvii su un binario morto?

Siamo stati pazienti, non pretendiamo che diventi la priorità della camera. Però è una questione che ha un suo spessore, anima una discussione pubblica importante. Sono certo che si troverà il tempo per portarla in commissione e poi in aula.