Sperano di essere i futuri leader europei e almeno un paio di loro potrebbero farcela davvero. Di sicuro proveranno insieme a dare la spallata finale all’Europa, quella capace di metterla in ginocchio una volta per tutte. «Il 2016 è stato l’anno in cui si è svegliato il mondo anglosassone. Il 2017 potrebbe essere l’anno in cui anche l’Europa si sveglierà», dice la leader del Front nationale Marine Le Pen pensando alla Brexit britannica e all’elezione di Donald Trump negli Stati uniti. «Ieri una nuova America, oggi Coblenza, domani una nuova Europa», le fa eco subito dopo Geert Wilders, a capo dal partito di estrema destra olandese Pvv.

Non era certo un vento buono quello che soffiava ieri a Coblenza. Un vento che portava con sé l’umore dei periodi più bui vissuti dal Vecchio Continente, quando a prevalere su tutto furono i nazionalismi. I leader delle destre europee si sono visti nella città tedesca della Renania, data sapientemente fissata il giorno dopo il giuramento di Trump nella speranza di raccogliere anche loro un po’ della rabbia populista che ha fatto le fortune politiche del miliardario americano. «L’internazionale dei nazionalisti», come è stato ribattezzato l’appuntamento che oltre alla francese e all’olandese ha visto riuniti al Congress Hall della città anche il leader della Lega nord Matteo Salvini e Harald Vilimsky, segretario della Fpo austriaca, il partito di Norbert Hofer.

A fare da padrona di casa Petra Frauke, vicepresidente dell’Alleanza per la Germania (Afd) che i sondaggi danno in crescita nelle elezioni tedesche di settembre. Uscita dall’euro, difesa dei confini nazionali e stop a profughi e migranti gli obiettivi comuni a tutti. «Migliaia di persone sono senza casa e senza luce mentre i migranti sono in albergo. Questa non è solidarietà, questa è pazzia», dice Salvini riferendosi al terremoto in Centro Italia. Ma l’obiettivo è anche ridurre i poteri dell’Unione europea e mettere da parte i suoi attuali leader. Come dice Salvini: «Cacciare le Merkel, gli Hollande i Renzi».

«Viviamo la fine di un mondo e l’inizio di un altro. Il tempo in cui i partiti nazionalisti erano gruppi marginali in Europa è finito, la prossima tappa è prendere la maggioranza», riassume la Le Pen. Utopia? Per niente. La stessa Le Pen è data in testa al primo turno della presidenziali di maggio, anche se al ballottaggio alla fine dovrebbe spuntarla Fillon. Prima di allora, a marzo, si voterà in Olanda e Wilders – che nel suo programma ha la «de-islamizzazione» del paese – vola nelle preferenze degli elettori. «E’ inaccettabile che i cittadini europei debbano avere paura del proprio futuro o che le donne abbiano paura d mostrare i loro capelli biondi», dice dal palco. Il problema semmai sarà trovare qualcuno disposto ad allearsi con lui per governare, ma la vittoria sembra sicura. Così come in testa a tutti i sondaggi c’è la Fpo di Hofer, nel caso l’Austria andasse a elezioni anticipate. Nazionalismi che si sommano a nazionalismi, se si pensa anche ai paesi del blocco di Visegrad.

Ad ascoltare Le Pen e compagni nella sala del Congress Hall ci sono un migliaia di persone. Almeno cinquemila sono invece i manifestanti che all’esterno si oppongono al «contro-vertice» europeo con cartelli e striscioni. Tra di loro anche Sigmar Gabriel: «Chi si addormenta nella democrazia, può svegliarsi in una dittatura», twitta il vice-cancelliere tedesco mettendo in guardia dai rischi di certe iniziative della destra. La stessa cosa che fa anche il premier della Renania-Palatinato, Malu Dreyer, rivolgendosi ai manifestanti: «E’ ora – dice – che nessuna stia più a casa».