Dire che il vicepresidente della Camera e M5S Luigi Di Maio non sapeva delle cattive condizioni di salute di Gianroberto Casaleggio significherebbe esagerare. Di certo, tuttavia, non si aspettava che la situazione sarebbe precipitata così velocemente. Così, si è catapultato a Milano appena possibile. È andato all’Istituto Auxologico, dove tre giorni prima Casaleggio si era ricoverato registrandosi col nome immaginifico di «Gianni Isolato» e dove è stata allestita la camera ardente. Qui è arrivato quando erano passate poche ore dal decesso del cofondatore del M5S. Prima di Alessandro Di Battista, l’altro golden boy pentastellato che lo affianca nel direttorio. Prima ancora degli altri tre membri del gruppo di coordinamento, tutti campani come lui. Persino prima ancora di Beppe Grillo.

Su questo deputato non ancora trentenne di Pomigliano D’Arco che ha conosciuto la politica col Movimento 5 Stelle e che per questo fa vanto di «non avere mai appoggiato le occupazioni a scuola» sono puntati gli occhi dei media e gli sguardi degli attivisti in cerca di punti di riferimento. Sarebbe un errore cercare di disegnare mappe di cordate, diagrammi con alleanze e correnti, all’interno del Movimento. Nell’ecosistema pentastellato più volte ipotizzato da Gianroberto Casaleggio si procede per sciami emotivi, arcipelaghi momentanei, equilibri quotidiani. Quel che appare certo è che fino alle elezioni amministrative di giugno tutto resterà fermo. Con Davide, figlio di Gianroberto, ancora nella stanza dei bottoni della Casaleggio Associati, come ormai avviene da tempo. E con Di Maio a tenere le fila delle vicende romane e delle faccende nazionali. Forse con Grillo, che pure aveva fatto il famoso «passo di lato» a metterci la faccia.

Le due direttrici del partito liquido, l’orizzontale della rete e degli attivisti sul territorio da una parte e il verticale del direttorio e dello «staff» della Casaleggio che gestisce l’infrastruttura digitale, verranno garantite dall’equilibrio creatosi tra il vicepresidente della Camera e il successore designato all’azienda di famiglia. Lo conferma una voce vicina al M5S che raccogliamo a Montecitorio: «A Di Maio andrà in eredità il M5S con tanto di incoronazione della rete ad acclamazione. A Davide è destinata la quota della Casaleggio Associati. Gli automatismi del fantomatico “staff” e le procedure della macchina informatica proseguono. Non possono mandare tutto all’aria».

Anzi, le cose vanno avanti. Ecco perché subito dopo la morte di Casaleggio è stata presentata la piattaforma informatica «Rousseau», pensata per far partecipare gli iscritti all’attività legislativa che da tempo era stato promesso. La promessa è rispettata a metà: il sistema si appoggia ancora ai server della Casaleggio Associati, nella giurisdizione telematica governata dal braccio milanese del Movimento. Da qui difficilmente accetteranno di limitare la propria sfera di influenza, accontentandosi di fornire servizi informatici e competenze comunicative ad una specie di «M5S 2.0» con base a Roma. Un esperimento del genere è già fallito anni fa, quando Casaleggio curava l’immagine di Antonio Di Pietro e gestiva la comunicazione dell’Italia dei Valori. Non finì bene, con l’ex magistrato non disposto a tollerare le aspirazioni eccessive del manager.

Il professor Aldo Giannuli, storico all’Università di Milano, ha toccato con mano la relazione non sempre lineare tra il polo milanese e quello romano del M5S: era stato chiamato da Casaleggio a tenere corsi di formazione sulla legge elettorale. «Il rapporto tra il blog e il gruppo parlamentare è tutto da riconfigurare – ha spiegato – Prima c’erano i due fondatori e garanti del Movimento 5 Stelle, i parlamentari e gli attivisti. Oggi è tutto diverso, perché Gianroberto purtroppo non c’è più». Un possibile trait d’union tra Milano e Roma, tra Casaleggio Jr. e Di Maio si chiama Silvia Virgulti. Ha quarant’anni, è una glottologa, conosce le lingue. Ha buone entrature diplomatiche ed è esperta di comunicazione non verbale e programmazione neurolinguistica, discipline molto in voga presso gli esperti di marketing. Virgulti comparve per la prima volta qualche anno fa a Milano. Era andata a lavorare negli uffici dell’azienda, dove spesso si tengono training per i parlamentari destinati a comparire in televisione. Si è trasferita a Roma nel 2014, si è legata a Luigi Di Maio ed ha assunto un compito cruciale: compila i dossier sulla comunicazione, con consigli sui temi da affrontare e le questioni da evitare. L’estate scorsa, ad esempio, mentre si consumava la crisi dei migranti a Ventimiglia, ha spiegato ai grillini che su queste faccende bisognava lasciar perdere le soluzioni realistiche e razionali. Visto che «le persone sono in preda alle emozioni» e sentivano minacciate «loro stesse e la loro famiglia», per Virgulti bisognava «dare sfogo a rabbia e paura».

Sempre lungo l’asse Di Maio-Casaleggio maturò il clamoroso dietrofront dei parlamentari grillini sulle unioni civili e la stepchild adoption. «Tutto ruoterà attorno alla delicata gestione dello staff e alla capacità di conferire “autorevolezza” a questa entità, una volta venuto meno il deus ex machina – spiega ancora la nostra fonte a Montecitorio – Cosa nient’affatto scontata perché un conto era avere rispetto (e timore) di una persona come Gianroberto Casaleggio, altro conto sono suo figlio e gli eletti in Parlamento».