Il governo fa retromarcia sulla vendita delle case popolari. Il provvedimento disposto dall’articolo tre del piano Lupi sulla casa è stato cambiato a seguito di un’intesa raggiunta dalla Conferenza unificata Stato e Regioni. La notizia è stata comunicata dal sindacato dell’Unione Inquilini che si dice soddisfatto: «È una vittoria della mobilitazione di inquilini e assegnatari».

Il piano Lupi prevedeva infatti la vendita all’asta dell’intero patrimonio della case popolari a prezzi di mercato con la sola possibilità per l’assegnatario di esercitare la prelazione sul prezzo di aggiudicazione dell’asta. La mobilitazione ha costretto il governo a modificare la procedura di vendita e il prezzo.

Ora agli assegnatari dev’essere comunicato preventivamente il prezzo fisso al valore catastale fino al 20%. Se non ha la capacità economica di acquistare l’appartamento, entro il limite della decadenza dev’essere indicato un alloggio alternativo, nel comune di residenza. Gli anziani, i malati terminali e i portatori di handicap hanno il diritto di restare nell’appartamento nel caso in cui non siano in grado di acquistarlo. Nel nuovo decreto non si parla più di vendita in blocco degli stabili interi.

«Per noi resta una critica di fondo all’operato del governo – sostiene Walter De Cesaris, segretario dell’Unione Inquilini – In Italia non c’è bisogno di disfarsi del patrimonio pubblico ma di incrementarlo. Per risolvere la sofferenza abitativa strutturale, occorre aumentare l’offerta di abitazioni sociali e non dismettere quelle che ancora ci sono».

Nel piano Lupi ci sono tuttavia almeno altre due norme che penalizzano gravemente i diritti fondamentali degli inquilini e delle persone. La prima riguarda il blocco della deroga sugli sfratti. La decisione di negarla da parte del ministro delle Infrastrutture ha prodotto un diffuso allarme sociale.

I nuclei familiari fino a 27 mila euro di reddito, con anziani, minori, portatori di handicap o malati terminali rischiano di essere sfrattati e il governo non ha predisposto fondi sufficienti per alloggi alternativi.

Il governo sostiene che l’emergenza riguardi 2 mila persone, per gli inquilini invece ne colpirà fino a 70 mila. Una prospettiva che ha spinto gli assessori alla casa di Milano, Roma e Napoli a lanciare un allarme. Un allarme è stato lanciato anche nel partito di maggioranza, il Pd.
Una serie di deputati guidati dai romani Marroni, Miccoli e Morassut ha inviato ieri un appello all’esecutivo e ha confermato la presetnazione di un emendamento nel Milleproroghe. Chiedono di prolungare la deroga fino a dicembre 2015 e un provvedimento organico per risolvere l’emergenza sfratti. Quelli per “morosità incolpevole”, dovuti alla perdita del lavoro, rappresentano una emergenza in crescita: solo nel 2013 sono stati 65.302. A Roma ce ne sono stati oltre 7 mila.

Nel piano Lupi c’è anche l’articolo 5 che nega la residenza a chi vive nelle occupazioni abitative, e dispone il taglio delle utenze. La protesta contro questa norma prosegue a Roma da 12 giorni dove i movimenti per il diritto all’abitare occupano gli uffici dell’Anagrafe in via Petroselli. Una manifestazione nazionale di protesta, anche contro il Jobs Act e lo Sblocca Italia, è stata organizzata a Roma sabato 31 gennaio.