Potrebbe costituire un precedente importante e fare giurisprudenza, la sentenza del Tribunale di Nizza che si è pronunciato per il «rilascio» (questa la formula) di Pierre-Alain Mannoni.

L’uomo, ricercatore del Cnrs e professore universitario, 45enne, era accusato di aver favorito l’ingresso e la circolazione illegale nel territorio francese di persone sprovviste del permesso di soggiorno. Il 18 ottobre scorso, veniva bloccato con la sua vettura, nei pressi di Mentone, in compagnia di tre donne eritree, una delle quali minorenne, senza i documenti in regola. Mannoni stava portando a casa sua le tre migranti con l’intento di ospitarle per la notte.

L’accusa, che ha deciso di fare appello, aveva chiesto 6 mesi con la condizionale, anche se, secondo il codice penale francese, il reato contestatogli avrebbe potuto costargli fino a 5 anni di galera e 30 mila euro di multa. I giudici della città del sud della Francia hanno fatto saltare completamente l’impianto accusatorio, accordando al professore «l’immunità», in quanto l’uomo, nell’atto di trasportare le tre migranti, ha portato soccorso a persone in pericolo. Riassumendo le parole del presidente del Tribunale, non si può condannare il professore perché ha agito per assicurare la «dignità» delle tre migranti, e per garantirne l’integrità fisica, avendo inoltre impedito che queste percorressero a piedi l’autostrada.

Se dal dicembre 2012, in seguito alla riforma della legge sul delitto di solidarietà, non è più reato ospitare persone in situazione irregolare senza contropartite economiche o di altra natura, la decisione del tribunale ha esteso il campo di applicazione del principio di assistenza a persona in pericolo. Il fatto che l’imputato sia stato rilasciato sancisce come possa esistere una sorta d’immunità per ragioni umanitarie applicabile al trasporto dei migranti che si trovino in situazione di rischio per la propria integrità. La chiave della sentenza è tutta in questa interpretazione.

Quello di Mannoni, dopo il più celebre caso di Cédric Herrou, che andrà a giudizio il 10 febbraio, è un altro esempio di quel fenomeno di accoglienza spontanea dei migranti che sta trovando nella valle della Roya, al confine tra Francia e Italia, una delle sue declinazioni più diffuse e compiute. Mannoni o Herrou non sono gli unici ad aver scelto di aiutare i disperati che fuggono, senza se e senza ma. È la valle intera che, davanti all’evidenza di un’emergenza umanitaria, si sta mobilitando.

La sentenza di venerdì, temuta da molti (come quella di Herrou) per la sua valenza politica, potrebbe costringere le istituzioni a guardare in faccia la realtà drammatica dei migranti alla frontiera tra i due paesi. Per il momento sono i cittadini, che si sono riuniti nel collettivo «Roya citoyenne» (che non riassume, però, tutti i casi di accoglienza spontanea nella zona), a occuparsene. Dopo questa sentenza, potranno farlo più serenamente.