Il Tribunale di Roma ha deciso di applicare la misura di prevenzione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza nei confronti di Luca Fagiano, attivista del movimento per il diritto all’abitare «Coordinamento cittadino di lotta per la casa». Per Paolo Di Vetta, attivista dei «Blocchi precari metropolitani», oltre alla sorveglianza speciale gli è stato imposto l’obbligo di non allontanarsi dalla Capitale, in pratica l’obbligo di dimora.

Contro gli esponenti romani dei movimenti per la casa sono state disposte misure che in passato hanno riguardato la criminalità organizzata e sono state introdotte dal fascismo per gli oppositori politici. Solo all’inizio della storia repubblicana si provò a usarle contro partiti o movimenti. Fagiano e Di Vetta, protagonisti da anni delle lotte contro gli sfratti e delle occupazioni abitative a Roma, non possono uscire di casa prima di una certa ora e devono rincasare entro una certa ora. Si tratta di misure molto invasive: ogni violazione di questo regime comporta un reato. Se si viene denunciati, la pena aumenta. In questa situazione rischiano di trovarsi anche altri esponenti del movimento romano per i quali è stato attivato il primo scalino che porta alla pericolosità sociale, cioè l’avviso orale.

«In Val di Susa, come a Roma, Pisa, Torino, Bologna e in tante città abbiamo assistito a un utilizzo tutto politico degli istituti di prevenzione, dentro uno sviluppo del diritto penale – un diritto «del nemico» per combattere la guerra contro i poveri in corso – denuncia in una nota il movimento – Si vogliono punire le soggettività, invece che i reati specifici. Cercando in questo modo anche di scoraggiare il conflitto e svuotare le piazze. Il tentativo di togliere la voce ai nostri compagni impedendogli di andare in piazza rafforza la nostra determinazione di lottare per i nostri diritti».