Dirk Gently è un investigatore olistico che risolve i casi sulla base di una certezza: ogni cosa dell’universo è interconnessa; Todd Brotzman è un facchino d’albergo che vive nel grigiore di un’esistenza solitaria fatta di menzogne e piccoli escamotage per tirare avanti fino a quando non incontra Dirk; Amanda, la sorella di Todd, è una donna con la «pararibulite», una strana malattia che, ad esempio, le fa percepire come reale l’allucinazione delle sue mani che bruciano, poi si unisce imprevedibilmente al trio chiassoso (che in realtà sono quattro) e tutto cambia.

Farah Black è invece una guardia del corpo tosta e, al tempo stesso, con problemi di autostima; Bart Curlish è una killer olistica convinta che un destino superiore le imponga di uccidere persone per un motivo solo apparentemente privo di senso; Ken è un hacker rapito da Bart che, dal terrore iniziale, progressivamente comprende attraverso quella donna il senso delle cose e la loro interconnessione. E poi ci sono una ragazza trasferita nel corpo di un cane e un cane in quello della ragazza; due agenti dell’FBI, due detective della sezione «persone scomparse», due uomini di una misteriosa agenzia governativa, la Banda della macchina, un inventore e viaggiatore nel tempo, dei corpi brutalmente uccisi, un gattino che ha dentro di sé l’anima e la forza di uno…

Prima o poi, però, bisogna fermarsi e prendere atto che non serve a molto enunciare tutti i personaggi che compongono Dirk Gently – Agenzia di investigazione olistica, la nuova serie visibile in Italia attraverso Netflix, ideata dal poco più che trentenne sceneggiatore, attore, regista (Me, Him, Her, il suo primo lungometraggio del 2015) e produttore Max Landis, figlio del più celebre John Landis. Il secondo tentativo (il primo fu realizzato da BBC Four tra il 2010 e il 2012) di portare sul piccolo schermo la creatura di Douglas Adams, ancor più noto per Guida galattica per gli autostoppisti, è una fitta rete di trame, di generi, di personaggi, di caratteri, e allo spettatore non resta che immergersi nel flusso di un racconto che tra fantascienza, noir, spy story, commedia dell’assurdo, gioca col mondo di Adams senza riprenderlo per intero, rimanendo fedele alla cosiddetta atmosfera, allo spirito, ma reinventando tutto il contesto pensato, peraltro, in prima battuta più per il pubblico statunitense che per quello britannico.

Accanto a Elijah Wood, che interpreta Todd Brotzman, c’è un gruppo di attori con una solida carriera televisiva alle spalle, a partire da Samuel Barnett che recita il ruolo di Dirk Gently. E, come ammesso in precedenza, è difficile se non vano spiegare gli otto episodi che compongono la prima stagione. Dei corpi martoriati sono stati trovati in una camera d’albergo dove lavora Todd che, a sua volta, mentre sale con l’ascensore, prima di scoprire il macabro delitto, vede se stesso in una versione alternativa. Sospettato per qualcosa che non può aver commesso, Todd incontra Dirk e poi tutta quella serie di personaggi menzionati in precedenza.

Tuttavia, al di là dell’omicidio e contestualmente della scomparsa di una ragazza, figlia della vittima, che danno avvio alla storia, Dirk Gently è anche il racconto di individui che avvertono un legame col mondo pur non facendone parte, pur essendone per certi versi irrimediabilmente estromessi. Per paradosso proprio Dirk, l’investigatore olistico, e Bart, la killer olistica, e a catena tutti gli altri, sono esemplari umani che cercano disperatamente dei complici per provare a far parte di un universo nel quale le identità non sono così interconnesse come i fatti e le cose.