La parola ‘dissonanza’ in chiave musicale fa scattare immediatamente i nomi di Arnold Schönberg e Thelonious Monk. Ma se l’ensemble che si chiama Dissonanzen nasce e opera a Napoli città dissonante per eccellenza (nel bene e nel male), allora scatta con altrettanta immediatezza uno spiazzante stupore. Non perché Napoli non sia culturalmente e intellettualmente attrezzata per recepire proposte artistiche in generale sofisticate, ma soprattutto perché la vera dissonanza è quella che si crea tra chi porta avanti coraggiosamente una proposta europea e una metropoli da troppi anni avviluppata in un inestricabile groviglio di autocelebrazione, autoreferenzialità, retorica di destra e di sinistra.

Nato nel 1993 per iniziare un discorso di diffusione sui linguaggi musicali contemporanei, Dissonanzen inizialmente si è rivolto all’esperienza delle avanguardie storiche, per poi sviluppare un percorso di produzione di progetti inediti attraverso l’attività dell’ ensemble. Dopo varie rassegne concertistiche, eventi musicali, rassegne di cinema sonorizzato, Dissonanzen presieduto da Tommaso Rossi, oggi è un felice collettivo artistico che opera nel campo del repertorio musicale contemporaneo, dell’improvvisazione, dell’elettronica, del teatro e della multimedialità, cercando continuamente relazioni, sconfinamenti, corto-circuiti tra le diverse musiche e le altre arti. Uno dei fiori all’occhiello dell’ ensemble sta diventando la sonorizzazione live di classici del muto e dopo Il gabinetto del dottor Caligari dell’estate scorsa, venerdì 27 maggio (ore 21.00) all’ex Asilo Filangieri di Napoli (uno spazio per programmazione e autogestione davvero dissonante rispetto alla città) Ciro Longobardi sonorizzerà dal vivo L’uomo con la macchina da presa di Dziga Vertov,

Il capolavoro del 1929, film-manifesto del movimento Kinoglaz, il cineocchio, una delle più alte espressioni dell’avanguardia sovietica, tratta di un cineoperatore che si aggira per una città russa, riprendendone la vita, dall’alba al tramonto: la città si sveglia, e con lei le persone, le strade, i mercati, mentre l’uomo con la macchina da presa arriva fin dentro le case. Un film ricco di riprese innovative e giochi di montaggio. Le musiche originali dello stesso Longobardi partiranno da alcuni temi musicali che si svilupperanno attraverso l’improvvisazione, inseguendo la velocità variabile delle immagini girate, e dialogando con il ritmo particolare e serrato del montaggio organizzato in geniali, e avveniristiche per l’epoca, sequenze polimetriche. “Per questa colonna sonora userò un pianoforte digitale con elettronica, – spiega Longobardi – uno strumento virtuale che raccoglie tutte le tecniche di pianoforte preparato e inside piano in un unico programma “suonabile”, appunto, con un computer e una tastiera digitale. Il panorama sonoro che ne risulta credo sia unico e si adatti in maniera perfetta ad un film così avanzato dal punto di vista concettuale e tecnologico”.