Sarà la storia del musicista swing Django Reinhardt ad aprire, il 9 febbraio la 66esima edizione della Berlinale. Django (che sarà in concorso) è il debutto alla regia del produttore e sceneggiatore francese Etienne Comar, e verrà interpretato da Reda Kateb. La vita del chitarrista e compositore sinti, a cui già era ispirato Accordi e disaccordi di Woody Allen con Sean Penn, verrà raccontata durante la persecuzione nazista in Francia. «Django Reinhardt è stato uno dei più brillanti pionieri del jazz europeo – scrive il direttore del Festival di Berlino Dieter Kosslick – e il padre del Gypsy Swing. Django è la coinvolgente narrazione di un capitolo dell’avventurosa vita del musicista, ed è una toccante storia di sopravvivenza. Il pericolo costante, la fuga e le atrocità commesse contro la sua famiglia non lo hanno mai fatto smettere di suonare».

Prima dell’inizio della Berlinale a febbraio, i Festival invernali europei verranno inaugurati da Rotterdam (dal 25 gennaio al 5 febbraio), di cui è stato da poco comunicato il programma completo. In concorso, dedicato ai registi alla loro opera prima o seconda, ci saranno otto titoli tra i quali The Burglar, il secondo film dell’attrice israeliana Hagar Ben-Asher, che aveva esordito nel 2011 alla Semaine de la Critique del Festival di Cannes con The Slut. The Burglar, ambientato in una piccola città nei pressi del Mar Morto, è la storia della diciottenne Alex, che diventa una rapinatrice dopo la scomparsa della madre. Alla Settimana della Critica di Cannes, lo stesso anno, era in concorso anche Avè, il primo film del regista e artista bulgaro Konstantin Bojanov che parteciperà al concorso del Rotterdam Film Festival con Light Thereafter, la storia del viaggio per l’Europa del giovane Pavel alla ricerca del misterioso pittore Arnaud.

Columbus, opera prima del regista americano di origini coreane Kogonada ambientata nella città dell’Ohio che dà il titolo al film, racconta invece l’incontro di una ragazza appassionata di architettura, Casey, e di un ragazzo anche lui coreano americano. Fuori concorso, nella selezione dei corti, anche Atlante 1783 di Maria Giovanna Cicciari, visto di recente tra i corti della Settimana della critica di Venezia e che ripercorre le tracce del terremoto che colpì buona parte della Calabria alla fine del Settecento.

La retrospettiva del 2017 di Rotterdam è invece dedicata al filmmaker ceco Jan Němec, scomparso l’anno scorso e a lungo vissuto in esilio dall’allora Cecoslovacchia in seguito alla repressione seguita alla Primavera di Praga, raccontata nel suo documentario Oratorio for Prague. Nell’ambito della retrospettiva verrà proiettato anche il suo ultimo film del 2016, The Wolf from Royal Vineyard Street, in cui il regista rimette in scena e reimmagina la propria vita.