Quello avvenuto ieri mattina nella parrocchia di Saint Etienne du Rouvray, vicino Rouen, è il primo attacco terroristico compiuto in una chiesa cattolica europea rivendicato dall’Isis. Troppo presto per dire se si tratti dell’apertura di un nuovo fronte in Europa.

Le modalità dell’azione, nonostante la ferocia dell’atto, in base alle prime notizie che arrivano dalla Francia – due assalitori isolati, armati di coltello – porterebbero ad escluderlo. In ogni caso le reazioni della Santa sede e dell’episcopato francese parlano di dolore e preoccupazione, ma sono soprattutto tese a smorzare ogni possibile “scontro di civiltà” tra religioni.

«Il Signore ispiri a tutti pensieri di riconciliazione e fraternità in questa nuova prova», ha scritto il segretario di Stato vaticano, cardinale Parolin, in un telegramma «inviato a nome del santo padre» all’arcivescovo di Rouen, monsignor Lebrun.

E il quotidiano della Santa sede, L’Osservatore Romano, titola a tutta pagina «La semina dell’odio» e scrive, in un fondo del direttore Giovanni Maria Vian: «Va detto e ripetuto ancora una volta, con la stragrande maggioranza degli esponenti religiosi di ogni fede, che le religioni non sono di per sé all’origine della violenza, ma al contrario che in esse vi sono i semi della convivenza e della pace. Semi che possono e devono essere curati e coltivati da ogni essere umano che professi una credenza religiosa», «l’odio seminato per fomentare lo scontro tra culture e tra religioni evocando e agitando fantasmi del passato deve essere in ogni modo respinto e prevenuto da tutti».

Ha capito al volo il fascio-leghista Salvini, che si è sfogato su Facebook: «Francia, sgozzano il parroco inneggiando allo Stato islamico. Ma sì, che volete che sia, l’Islam è pace…Saranno contenti quegli uomini di Chiesa che festeggiano il Ramadan e predicano sbarchi, silenzio, accoglienza e sottomissione».

Un messaggio di pace è giunto anche dall’arcivescovo di Rouen, che si trovava a Cracovia, dove ieri è cominciata la Giornata mondiale della gioventù, e che è subito ripartito per la Francia: «La risposta giusta al terrorismo è quella di riunirsi e vivere la fratellanza e l’incontro tra i popoli», ha dichiarato alla Radio Vaticana. «Non vogliamo chiedere allo Stato una protezione particolare, lo Stato deve assumersi le proprie responsabilità, ma io non voglio pensare di pregare con le guardie intorno, le chiese sono sempre aperte e questo deve continuare». E poi un appello «a tutti gli uomini di buona volontà: non fate di tutta l’erba un fascio, vivete nell’amore che non chiede vendetta».

È certo però che l’aggressione di Rouen farà salire la tensione a Cracovia, dove oggi arriverà papa Francesco – che venerdì visiterà anche il lager di Auschwitz Birkenau – e dove fino a domenica si raduneranno centinaia di migliaia di giovani da tutta Europa per il tradizionale mega-raduno biennale della Gmg.