«Il movimento delle donne sta crescendo, in Argentina, e così pure quello operaio e sindacale. Si apre una fase nuova». Così dice al manifesto il professor Jorge Elizondo, avvocato del lavoro e comunista. Lo abbiamo incontrato a Cremona, durante la tre giorni dal titolo Identidad y Resistencia, organizzata dall’associazione Latina America.

Le piazze tornano a riempirsi, in Argentina
Dopo oltre 12 anni di governo popolare, democratico, si è riaperta una fase che credevamo di aver archiviato. E’ tornata una destra che combina aspetti neoliberisti con vecchi fascismi. Una destra che, si è detto, per la prima volta ha vinto con metodi democratici. Però quelle del 10 ottobre non sono state elezioni trasparenti. Macri ha vinto, e per meno del 2%, a seguito di una campagna sporca, orchestrata dai media al servizio dei grandi gruppi economici nazionali e sovranazionali e dal partito dei giudici a loro legato, intenzionato a farla finita con Cristina Kirchner: rea di aver approfondito le politiche di non allineamento e di essersi schierata con il Venezuela e con i paesi dell’Alba, di aver privilegiato il mercato interno e la re-industrializzazione. Colpevole, soprattutto, di aver portato all’Onu la protesta contro i fondi avvoltoio. Il miliardario Paul Singer ha minacciato di fargliela pagare. E gli avvoltoi hanno investito moltissimo denaro nella campagna elettorale, così come hanno fatto potenti terminali Usa ed europei. Macri ha confuso il popolo con la promessa che non avrebbe smantellato il buono del kirchnerismo, né svalutato la moneta. Invece, per prima cosa ha deciso una svalutazione del 40%, ha licenziato oltre 208.000 persone e bloccato una legge che impediva i licenziamenti senza giusta causa. Ha abolito le tasse per le industrie minerarie e per i grandi produttori agricoli esportatori. Salvo poi tornare sui suoi passi nei riguardi di questi ultimi, perché la promessa di ridurre il deficit non si è realizzata, anzi. Il suo prossimo obiettivo è quello di smantellare la nostra scala mobile, arrivando alla contrattazione individuale o al massimo concordata con i vertici sindacali addomesticati: sul modello europeo.

Cristina Kirchner ha proposto un Fronte ampio cittadino. Da una nuova mutazione del peronismo può nascere un’alternativa?
Il movimento sindacale è diviso, e in molti casi ha remato contro il kirchnerismo, spianando la strada a Macri. Una delle due componenti della Cta, però, è assai radicale, sta organizzando gli scioperi dei bancari e degli statali. Quello confluito un mese fa a Plaza de Mayo è stato uno sciopero storico. Le componenti di sinistra portano avanti la rivendicazione delle 35 ore, o almeno delle 40 com’è in Venezuela. E ci sono forti movimenti popolari come quello delle donne, che abbiamo visto a Rosario.

Le piazze si mobilitano anche per Milagro Sala.
Conosco la regione del Jujuy. Quello che ha fatto l’organizzazione Tupac Amaru di Milagro per gli indigeni è straordinario: case, scuole. Il governatore Gerardo Morales viene dalla Union Civico Radical dell’ex presidente Alfonsin, una formazione centenaria di classe media che ha fornito la struttura politica nazionale al partito di Macri. Una struttura anti-operai, anti-peronista, anti-poveri. Un governo razzista. Hanno paura che, dalla vicinissima Bolivia, arrivi il vento dell’aymara Evo, che ha portato gli indigeni al potere.