Per due nuovi assessori che entrano, uno traballa. La storia della squadra incompleta si trascina dalla campagna elettorale e arriva fino ad oggi, ma Paola Muraro era stata tra le prime ad essere arruolate da Virginia Raggi. Quando la futura sindaca, prima del ballottaggio, annunciò che l’ex consulente Ama avrebbe avuto la delega all’ambiente, quelli che conoscevano le sue posizioni pro-inceneritori poco conciliabili col programma del M5S subito si stupirono. L’assessora è sulla graticola ormai da settimane. Prima per l’emergenza rifiuti e poi per le indagini che la coinvolgono, che adesso arriverebbero a gettare le ombre di Mafia Capitale fin dentro l’amministrazione grillina.

La storia è ingarbugliata e per molti versi ancora da chiarire. Muraro gestisce il trattamento dei rifiuti a Roma, una partita che riguarda secondo alcune stime circa un miliardo di euro all’anno. Ci sarebbero due filoni di indagine a suo carico, entrambi relativi alla sua attività di consulenza per Ama, che dura da circa 12 anni. Dapprima, si è detto che Muraro sarebbe indagata per violazione ambientale. L’ipotesi degli inquirenti, dicono le indiscrezioni, sarebbe che negli anni scorsi alcuni impianti di smaltimento venissero sottoutilizzati per favorire l’impiego di attrezzature riconducibili a Manlio Cerroni, ras dei rifiuti proprietario di Malagrotta, mega-discarica sanzionata dall’Ue e chiusa nel corso della precedente amministrazione.

Adesso si apprende che Muraro sarebbe indagata anche per abuso d’ufficio insieme al direttore generale di Ama, Giovanni Fiscon, già imputato nel processo Mafia Capitale. Sarebbe stato Fiscon a stipulare i contratti di Paola Muraro con Ama sotto la gestione di un altro personaggio di Mafia Capitale, Fulvio Panzironi. E fu sempre Fiscon a scegliere Muraro come consulente giudiziario nei processi che lo riguardano. Nomina sospetta: il contratto nazionale dei dirigenti prevede che le consulenze siano a carico dell’azienda pubblica solo nel caso in cui ci si debba difendere da un’accusa che riguarda un reato compiuto senza dolo, nell’esercizio delle funzioni. Da qui l’indagine: l’ex direttore generale, ipotizzano gli inquirenti, avrebbe aggirato le norme per favorire Muraro, che secondo i magistrati ricopriva in Ama un ruolo ben più importante di quello di semplice «consulente». Confermerebbero questo scenario sia il sequestro di alcuni documenti in Ama, sia l’acquisizione di alcune intercettazioni telefoniche che in precedenza erano state accantonate e che oggi verrebbero interpretate sotto una nuova luce.

Da alcuni giorni in Procura di Roma il pm Alberto Galanti sta passando al setaccio anche dei documenti secretati: si tratta del dossier allegato all’audizione di Muraro in commissione ecomafie dello scorso 4 settembre. In quell’occasione l’assessora, accompagnata da Raggi, dovette ammettere di essere a conoscenza di un’indagine a suo carico. Proprio le 1040 pagine consegnate da Muraro alla commissione avrebbero fornito «nuovi impulsi e spunti» all’indagine di Galanti. Nel faldone ci sono report di riunioni, documenti e mail dell’attività per Ama. Muraro ieri ha comunicato di avere fiducia negli inquirenti. Chiede di essere interrogata al più presto. Potrebbe essere sentita già a metà mese. Lo slittamento potrebbe essere legato ad un altro filo che la lega a Fiscon: i due hanno lo stesso avvocato. Da Raggi nessun commento. «Trovatemene un’altra in grado di gestire i rifiuti a Roma», avrebbe risposto la sindaca a chi le chiedevano di rimuovere l’assessora indagata.