È finita con 15 poliziotti feriti una manifestazione contro il governo di Rafael Correa, organizzata nella capitale ecuadoriana, Quito, dal Frente unitario de Trabajadores, la principale confederazione sindacale. La protesta ha avuto per oggetto alcune modifiche alla legge del lavoro, che i manifestanti ritengano potrebbe limitare il diritto di sciopero. Alla mobilitazione hanno preso parte anche alcune organizzazioni indigene, studenti e pensionati. «Non escludiamo uno sciopero generale», ha minacciato Carlos Pérez, presidente di Ecuarunari, un’organizzazione indigena della sierra.

In contemporanea, la capitale ha ospitato una grande dimostrazione in appoggio alla «revolución ciudadana» di Correa e alla coalizione di governo Alianza Pais, il Festival della musica e della cultura per la rivoluzione del lavoro. Tre aree che il governo ha sostenuto di voler approfondire e radicalizzare. «Vogliono destabilizzare la rivoluzione come stanno cercando di fare in Venezuela – ha detto Correa – l’origine della disuguaglianza è nel plusvalore, un tema che certa stampa e la restaurazione conservatrice, che hanno vissuto di privilegi, e prosperato sulla speculazione e sul latifondo, non possono certo accettare». Correa ha poi accusato i dirigenti sindacali che hanno organizzato lo sciopero di «non aver fatto nulla» per farla finita con la terziarizzazione e di criticare «con cinismo il governo che più ha fatto per i lavoratori». Quindi, ha promesso un maggior impegno perché tutti abbiano «un lavoro dignitoso» e ha precisato che il progetto di legge è comunque ancora un progetto e che verrà prima ampiamente discusso.

Per andare incontro alloscontento, che arriva sia dalle componenti di centro ma anche da quelle più radicali e corporative, la sinistra ecuadoriana ha costituito una sorta di fronte ampio costituito da 15 organizzazioni, nazionali e territoriali. Qualcosa di simile al Polo patriottico che esiste in Venezuela in appoggio al socialismo chavista. Una coalizione inedita nella storia politica del paese, che si chiamerà Unidos e alla quale partecipano sia partiti politici che collettivi: «Si tratta di uno spazio di aggregazione politica di diversi soggetti con uno spettro che abbraccia dalla sinistra storica fino alle componenti progressiste e di centro», ha spiegato Oscar Bonilla, segretario di Acción Politica di Alianza Pais. Una chiamata a raccolta di tutte le componenti che hanno appoggiato fin dall’inizio la «revolución ciudadana» ( che, per l’estrema sinistra, ha perso per strada molti dei suoi fondamenti). Un’idea, quella del fronte ampio, che ha preso piede durante le ultime elezioni municipali, in cui la coalizione ha subito alcuni rovesci significativi.