L’assessora alla Trasparenza e alla vivibilità sociale del comune di Cremona, Rosita Viola (Sel) ha promosso e firmato un documento in favore delle coppie omosessuali. Anche questa città celebrerà a breve la prima unione gay, protetta dalla legge Cirinnà. Ma le anime cattoliche e tradizionaliste non sembrano entusiaste e resistono al nuovo vento.

Cos’è successo?

Il fatto è semplice. Nella seduta della giunta dello scorso 24 agosto, abbiamo approvato una delibera che prevede parità di trattamento in merito a tariffe, sale e orari, sia per quel che riguarda i matrimoni civili sia per le unioni civili, e ci siamo fedelmente attenuti al comma 20 della Legge 76/2016. Ma a qualcuno non è piaciuta questa iniziativa.

Che cosa prevede questo comma?

Si tratta di una importante disposizione che contiene una clausola antidiscriminatoria il cui scopo è, per l’appunto, quello di eliminare ogni trattamento differenziato tra unione civile e matrimonio.

Chi non è d’accordo?

L’opposizione ha esibito, in questa occasione, diversi punti di vista. In primo luogo vi è la consueta sensibilità conservatrice che non riconosce la validità dell’istituto dell’unione civile e con essa è davvero molto difficile confrontarsi su questi temi; altri, invece, hanno portato avanti nello specifico una strana polemica sull’uso delle sale. Maria Vittoria Ceraso (consigliere della Lista Perri) è ad esempio dell’avviso che occorre affidare sale diverse per celebrare l’unione civile tra persone dello stesso sesso.

In che senso?

A suo parere Cremona avrebbe dovuto seguire l’esempio di Piacenza, dove il sindaco Pd Paolo Dosi ha appunto destinato alle celebrazione delle unioni civili non il salone che ospita i matrimoni civili, ma gli uffici dello Stato civile. Personalmente non sono d’accordo. La trovo una polemica inutile e priva di fondamento. Adesso abbiamo finalmente la legge e dobbiamo applicarla in tutti i suoi aspetti. È finito il tempo dell’apartheid, dei ritardi culturali e politici. La destra e i suoi attori frenano, ma noi della sinistra abbiamo il dovere morale di ribadire un No incondizionato alla controcultura omofoba e a ogni tipologia di violenza scritta e compiuta in suo nome.

Le piace la legge Cirinnà?

Se devo essere sincera, avrei preferito una legge che regolasse tutti gli aspetti dell’unione, compresa la questione genitoriale; tuttavia, seguendo da vicino l’applicazione di questa norma ritengo che sia stata comunque una conquista. E’ un inizio. Dobbiamo adeguarci al contesto europeo e non possiamo rinunciare al valore del pluralismo democratico che viene puntualmente sbandierato, ma poco sentito.

Quale sarà la prossima iniziativa politica di Sel in merito a questo tema?

Occorre continuare a lavorare in maniera intensa al fine di realizzare politiche più inclusive in materia di diritti civili. L’alternativa, dopotutto, è l’insediamento di società parallele, di barriere e pregiudizi che feriscono il patto di cittadinanza che ci lega da più di sessant’anni. Sono ancora molte le discriminazioni, gli stereotipi e l’intolleranza verso le persone Lgbt. I giornali e i telegiornali ne parlano di continuo. I cosiddetti «diversi» sono ripetutamente emarginati. E tanti volti senza nome vengono traditi da una logica inammissibile per una società moderna. Urge interiorizzare la nostra Costituzione: un laico comandamento che ci obbliga a rispettarci e amarci nelle differenze.

L’opinione pubblica cremonese come ha accolto questa legge e quando si celebrerà la prima unione civile omosessuale?

E’ stata accolta dal buon senso. Ma ripeto l’intolleranza è sempre dietro l’angolo. Ora tocca alle istituzioni accompagnare sul serio un cambiamento importante per tutti noi. Entrando nel concreto: ci sono diverse richieste di informazioni e si sta iniziando a fissare qualche data. Le prime coppie hanno però richiesto privacy e non pubblicità. Quando nel rispetto della sensibilità delle persone e della loro relazione affettiva sarà possibile inviteremo i mezzi di comunicazione e ne daremo notizia.