Restano ignote le cause che hanno fatto precipitare nel Mediterraneo l’Airbus 320 della Egypt Air con 66 persone a bordo all’alba di giovedì scorso. È giallo anche sul ritrovamento delle scatole nere, che la Cbs avrebbe appreso da fonti governative egiziane. Ieri doppia smentita, da parte della compagnia aerea e di un funzionario dell’Aviazione civile egiziana, che citando «fonti autorizzate della Commissione d’inchiesta» spiegano quanto vasta sia l’area interessata e quanto profondo sia il mare in quella zona: «Abbiamo bisogno di tempo e sforzi per captare i segnali emessi dalla scatola nera».

Di certo quindi c’è solo che le ricerche proseguono nella zona, circa 180 miglia a nord di Alessandria, dove sono stati individuati i resti del velivolo e di quel che conteneva: le immagini di oggetti personali, bagagli e sedili sono state postate su Twitter dall’esercito egiziano. Servirebbe a poco, per ora, anche la certezza che c’era fumo nella parte posteriore dell’aereo al momento della tragedia. «Tutte le ipotesi sono prese in esame e nessuna è privilegiata», ha detto il ministro degli Esteri francese Jean-Marc Ayrault.