È ancora pomeriggio quando Paolo Gentiloni scioglie la riserva e si prepara a salire al Quirinale. Beppe Grillo modula il tono di giornata. Conferma un clima che già da qualche giorno circola negli ambienti pentastellati, circa la necessità di farsi vedere in piazza oltre che nei palazzi. Ecco dunque che il leader chiama alla protesta: «Quelle che vanno avanti in queste ore non sono consultazioni – dice Grillo – ma un’invasione degli ultracorpi». Poi annuncia l’Aventino dei pentastellati, mossa che serve anche a serrare le fila e mettere da parte le divisioni emerse all’indomani del referendum.

«Abbiamo deciso di non partecipare a questa sceneggiata – prosegue – Il palazzo non vuole prendere atto del no di 20 milioni di italiani, quindi noi da quel palazzo siamo pronti a uscire per andare ad ascoltare le ragioni dei cittadini, di quelle dei partiti non ci interessa nulla».

L’obiettivo è chiaro. Ma, come spesso capita da queste parti, le forme sono ancora tutte da decidere. Di sicuro c’è che non si scenderà in piazza subito, bensì «entro il 24 gennaio». «I parlamentari 5 Stelle usciranno da quella fabbrica di prestanome della democrazia e compariranno in una città del Paese – spiega ancora Grillo – La voce del popolo inascoltato ci esorta a prendere fisicamente posizione al fianco degli italiani traditi». Precisa il deputato ex direttorio Carlo Sibilia: «Mentre loro continuano a fare sceneggiate – afferma – noi compariremo in una piazza d’Italia e terremo lì una seduta parlamentare. E saremo direttamente nei posti dove ci sono i problemi, all’Ilva di Taranto o dove la gente non riesce ad arrivare a fine mese».

Come emerge ciclicamente, il tema della piazza e della protesta, al di là della retorica, è tutt’altro che scontato dentro al Movimento 5 Stelle, che è sempre impegnato a non perdersi il voto moderato.

Lo dice, tra le righe e a modo suo, lo stesso Alessandro Di Battista: «Il M5S cresce perché è l’unica forza politica capace di difendere la democrazia in Italia, incanalando la rabbia dei cittadini in un percorso di proposte, idee e partecipazione».

Nella giovane storia dei grillini, le piazze sono state sempre evocate, utilizzate per comizi e spettacoli del capo, ritratte in post su Facebook o citate a proposito di eventi lontani. Come E se utilizzarle per mescolarsi ad altri soggetti, è un discorso a parte.

Lo sa bene Luigi Di Maio, che descrive così la protesta pentastellata: «Loro nelle auto blu, noi nelle piazze». Ma non manca di precisare, il vicepresidente della Camera, che la piazza (o le piazze, se alla fine si deciderà per una protesta dislocata in più città come propongono alcuni) serve a tenere alta l’attenzione fino al vero obiettivo, cioè le elezioni: «Non appena avremo tra le mani quella matita per votare alle elezioni politiche, potremo liberarci di loro una volta per tutte».

I grillini puntano a raccogliere l’indignazione ma vorrebbero mettere in scena i loro progetti.

Così Danilo Toninelli, che in questi mesi ha seguito il dossier sulle riforme, annuncia: «Stiamo pensando a pacchetti di riforme costituzionali veramente utili ai cittadini, con la cancellazione degli enti inutili come il Cnel e le province, l’abolizione dell’immunità parlamentare e lo stop ai cambi di casacca dei voltagabbana. Ma soprattutto a misure come il reddito di cittadinanza che vadano verso una reale applicazione di quei principi costituzionali sbandierati ma troppo spesso ignorati, come la lotta alla povertà».