Prima il parere negativo dell’Anac, poi il (ventilato) avviso di garanzia. I giorni di fuoco di Virginia Raggi continuano con il documento sulle nomine dell’organismo presieduto da Raffaele Cantone. Per l’Autorità nazionale anticorruzione la nomina di Renato Marra, fratello del discusso dirigente Raffaele, al dipartimento turismo del Campidoglio è un caso di conflitto di interesse. Ciò, sostiene l’Anac, sia nel caso in cui il dirigente abbia svolto un mero ruolo formale nella procedura, sia nell’eventualità di una sua «partecipazione diretta all’attività istruttoria».

La precisazione non è casuale, perché risponde indirettamente a Raggi e alla memoria difensiva che il Campidoglio aveva preparato per giustificare la nomina, garantendo di persona per coprire Marra e cercando di sanare la faccenda. «La situazione di palese conflitto di interessi» di Raffaele rispetto alla nomina del fratello «era conosciuta dalla sindaca», precisa l’Autorità, tuttavia ciò «non è sufficiente per rimuovere il conflitto».

Il parere dell’organismo, lo stesso che all’inizio di settembre aveva bocciato la nomina a capo di gabinetto di Carla Raineri e innescato prima una pioggia di dimissioni e poi un esposto che è finito nell’ordine di arresto di Marra, era stato sollecitato dall’associazione di categoria dei dirigenti comunali. Il provvedimento si chiude con l’informazione che preoccupa non poco Virginia Raggi. Tutto l’incartamento sulla delicata vicenda delle nomine è stato trasmesso alla procura, oltre che alla Corte dei conti. Il che, dopo l’acquisizione di documenti ad opera della polizia giudiziaria della scorsa settimana, aumenta i sospetti circa l’avviso di garanzia per abuso d’ufficio relativo all’inchiesta sulle nomine che pende sulla testa della sindaca.

L’ONDA LUNGA della valanga causata dai procedimenti giudiziari continua a produrre scossoni. Ieri Salvatore Romeo ha ufficializzato il suo passo indietro. L’impiegato comunale grillino promosso a capo della segreteria politica della sindaca con l’ennesimo atto di nomina controverso è stato sacrificato da Raggi sull’altare del compromesso con Grillo, che aveva chiesto la sua rimozione assieme a quella del vicesindaco Daniele Frongia. «Ho deciso di rinunciare all’incarico che mi è stato affidato dalla sindaca – scrive Romeo via Fb – Seppur difficile e sofferta è l’unica seria e possibile per il bene della città e delle istituzioni. Scelgo di fare un passo indietro ed evitare che attaccando la mia persona si possa nuocere allo straordinario lavoro che si sta svolgendo in Campidoglio».

LA RIORGANIZZAZIONE delle competenze ha ieri prodotto un nuovo incarico: Raggi ieri ha affidato all’assessore alle partecipate Massimo Colomban il compito di lavorare allo snellimento burocratico, alla riorganizzazione e velocizzazione della macchina amministrativa. L’imprenditore era stato designato da Casaleggio e Grillo come vicesindaco. Lui si era tirato indietro sostenendo di non aver tempo e rivendicando la necessità di tornare nella sua Treviso alcuni giorni a settimana. In realtà, la mancata nomina aveva evidenziato la difficoltà dei vertici del M5S all’indomani dello scioglimento del cerchio magico della sindaca. Il fatto che la sua mancata nomina a numero due del Campidoglio non fosse dovuta a mere questioni logistiche pare insomma confermato nel momento in cui Colomban riceve una nuova delega che va ad aggiungersi a quella sulle partecipate. «Come assessore alla riorganizzazione del Comune – spiega Raggi – Colomban dovrà occuparsi di ottimizzare l’articolazione organizzativa di Roma nell’ambito di un più ampio processo di revisione strutturale che coinvolge anche le aziende partecipate».

NELLE STESSE ORE, si è tenuto l’interrogatorio di Paola Muraro, l’ex assessora indagata per violazione dei reati ambientali. Tutto è avvenuto in un luogo deciso in modo da depistare i cronisti. Tra le carte che arriveranno nei prossimi giorni sul tavolo del procuratore Giuseppe Pignatone, c’è anche un esposto firmato dal Sindacato cronisti romani che rimanda direttamente al non facile rapporto della nuova maggioranza in Campidoglio con gli operatori dell’informazione. «In particolare – spiegano dal sindacato – si denuncia la chiusura della sala stampa, il perdurare di un ingiustificabile silenzio sui principali avvenimenti da sottoporre, tramite i mass media, alla verifica e al giudizio dell’opinione pubblica, le fasulle conferenze stampa senza possibilità di domande da parte dei giornalisti, le circolari bavaglio di censura preventiva diffuse all’interno dell’amministrazione comunale. Non sono state rispettate e assicurate le garanzie per il cronista all’accesso agli atti della pubblica amministrazione comunale in ragione della dovuta tutela dell’esercizio del diritto di cronaca».