Mi ha telefonato un’attivista del gruppo Machsom Watch, che non sapeva quando sarebbe rientrata a casa perché era stata «trattenuta» dalla polizia, non arrestata, tanto però da impedirle di muoversi per tre ore…perché? Le attiviste del Machsom Watch si recano con regolarità al posto di blocco di Calandia e con la loro presenza cercano di aiutare i palestinesi a passare, documentando gli abusi compiuti dall’esercito e dalla polizia.

Non c’è stato un comunicato sulle ragioni del fermo dell’attivista, ma l’episodio è una dimostrazione evidente dell’ambiente ostile e delle direttive problematiche emanate da tutti gli organismi di sicurezza in Israele. Il governo lancia costantemente un messaggio ben preciso a quegli israeliani che cercano di difendere i diritti più elementari della popolazione palestinese sotto occupazione. Nel caso di cui sopra, le persone trattenute sono poi state lasciate andare, ma ci sarà un’inchiesta per aver «disturbato l’attività di polizia»!

Una «nuova» trappola

Non c’è nulla di sorprendente. L’ultradestra ha appena «festeggiato» una nuova trappola ideata da un gruppo le cui origini e forme di finanziamento sono tuttora oscure. Si chiama «Finora» e il suo obiettivo è difendere il buon nome del paese, macchiato «da ogni sorta di organizzazioni che si dicono paladine dei diritti umani ma sono finanziate da paesi stranieri per diffamare Israele». Un «agente» del gruppo si è infiltrato in Shobrim Shtika (Rompere il silenzio) ed è stato segretamente filmato mentre in un incontro con uno degli attivisti del gruppo cerca di convincerlo che ha informazioni di prima mano a proposito di fatti che accadono alla frontiera con la Siria. L’attivista gli risponde che Shobrim Shtika si occupa solo dei territori occupati in Cisgiordania e dei fatti occorsi durante la guerra contro Gaza. L’agente di Finora insiste.

Alla fine dell’incontro l’attivista gli dice che appunto la questione è chiusa, ma che è disposto ad ascoltare, ma che le parole che seguiranno non saranno registrate da Shobrim Shtika e non faranno parte delle campagne del gruppo. Tuttavia, tanto basta a far passare il video a Canal 2, il più seguito in Israele.

La cosa viene messa in questi termini. Succedono cose gravi: Shobrim Shtika raccoglie segreti di Stato da diffondere poi a livello mondiale. Tutti reagiscono come ci si aspetta: il primo ministro Netanyahu e il ministro della difesa Yaalon dispongono un’inchiesta sul gruppo per decidere se non debba essere dichiarato illegale. Spionaggio! Tradimento! Metteteli in galera! Rendeteli illegali! Sono pagati dai paesi europei! In poche ore sono fioccate condanne, denunce e un’alluvione di patriottismo, anche da parte del «centro» e della «sinistra moderata».

Alle elezioni del 2013 Yair Lapid, noto commentatore televisivo, dal discorso sempre moderato e sempre sprovvisto di contenuti reali, aveva saputo usare il malcontento delle manifestazioni popolari del 2011 e l’antipatia rispetto alle forze clericali ed era apparso come la grande promessa del centro moderato. Dopo la sconfitta alle ultime elezioni del 2015, egli cerca di accreditarsi come patriota responsabile, prega e si rende simpatico ai partiti religiosi, usa la peggior retorica della destra per guadagnare voti.

È l’opportunismo di chi capisce bene che in questo periodo di grande tensione e attacchi terroristi nel mondo è meglio presentarsi come fascisti piuttosto che come pacifisti. Anche nel partito laburista si levano le voci delle «persone responsabili»: della serie…siamo oppositori di Netanyahu però…l’esercito, la patria…lo spionaggio…le leggi da rispettare..!

Il gruppo «Finora» è avvolto nell’oscurità e non è dato sapere chi lo finanzi. Né si sa se abbia connessioni con elementi dei servizi segreti. Comunque oggi in Israele è facile trasformare una evidentissima provocazione in un caso di patriottismo, evocando il tradimento alla patria, lo spionaggio. Sono stati in pochi davvero a dire che si è trattato di una farsa. Niente da fare: condannare Shobrim Shtika è chic.

Negli ultimi sei mesi è diventato chiaro il nesso fra l’impasse provocata dagli attacchi di bambini e giovani palestinesi e la politica del governo israeliano. Il premier Netanyahu e i suoi alleati si sono imbarcati in un duplice progetto: da una parte rendere impossibile il processo di pace – creando la disperazione che poi porta tanti giovani palestinesi agli attacchi suicidi – e dall’altra usare la paura per distruggere man mano gli elementi che ancora rimangono di una società democratica.

Etnocrazia, demagogia e menzogna

Democrazia è qualcosa di molto diverso da etnocrazia, cioè democrazia per gli ebrei mentre i cittadini palestinesi israeliani e ovviamente i palestinesi dei territori occupati sono ormai solo un ostacolo per i disegni dell’alleanza nazional-fondamentalista che oggi regna in Israele. La demagogia e la menzogna regnano e il degrado delle istituzioni non ha soste. Dopo gli attacchi dei palestinesi costati la vita a 35 israeliani, sono stati uccisi fra 200 e 220 palestinesi: non solo quelli che avevano preso parte agli attacchi, ma anche chi era sospettato di aver partecipato, o persone che qualche patriota israeliano ha considerato sospette in quanto arabe. La paura alimenta il grande appoggio alla politica demenziale della destra israeliana e tutto è giustificabile. Un linciaggio? Beh, ci voleva uccidere. Uso di armi da fuoco davanti a bambini? Stavano per lanciare pietre o peggio.

Attacco a Istanbul. Tre israeliani uccisi. Grande sfoggio di retorica da parte del nostro egregio premier il quale dichiara: «Il terrorismo semina morte nel mondo. Israele è schierata sul fronte della guerra contro il terrorismo globale. Questa è prima di tutto una battaglia militare, ma anche morale. La chiave per la guerra morale contro il terrorismo è mettere in chiaro che il terrorismo, l’assassinio di innocenti non è giustificato in nessun luogo, a Istanbul come in Costa d’Avorio o a Gerusalemme».

Per qualche ragione, Netanyahu dimentica che nell’ultima guerra a Gaza le forze israeliane hanno assassinato più di 2.300 palestinesi…e se anche mille fossero stati «terroristi di Hamas», anche a quel contesto si sarebbe dovuta applicare la teoria del primo ministro contro il terrorismo, nella forma del terrorismo di Stato.

In un’intervista a una televisione europea, il famoso scrittore David Grossman ha riassunto la terribile situazione nella quale si trova il paese, sotto l’egida del fanatismo nazional-fondamentalista. E quando gli è stata rivolta una domanda circa la proposta avanzata dalla ministra della cultura, di introdurre la questione della lealtà (alla patria, all’ideale sionista) come criterio per il sostegno finanziario ad attività culturali, Grossman ha tagliato corto affermando che l’idea del controllo della lealtà «è fascista».