Da Palermo la «ricetta Renzi» appare perfino in sintonia con la giunta Crocetta. Ieri a palazzo d’Orleans summit di due ore fra il segretario regionale del Pd siciliano Fausto Raciti e il presidente dell’Udc Gianpiero D’Alia: hanno messo a punto la strategia «per andare avanti sulla via delle riforme».

Oggi, invece, l’assessore regionale alla sanità Baldo Gucciardi «debutta» al tavolo della conferenza Stato-Regioni, inevitabilmente alle prese con la manovra da 10 miliardi confermata dal ministro Beatrice Lorenzin.

«Al di là delle specificità di ogni singola Regione, mi sento di evidenziare come il provvedimento annunciato dal governo sia ispirato dall’appropriatezza e dalla razionalizzazione della spesa. Quindi nell’interesse dei cittadini: tanto più che i soldi risparmiati verranno investiti in servizi, ricerca e cure» commenta Gucciardi.

La Sicilia ha un passato tutt’altro che brillante nella gestione della sanità…

Non c’è più la situazione del 2007. Anche se mi sono appena insediato come assessore, sono i bilanci che parlano chiaro. La Sicilia ha chiuso i conti sanitari del 2014 con un avanzo di 29,3 milioni di euro. Un dato ratificato dal tavolo tecnico a Roma al quale hanno partecipato rappresentanti del ministero della salute e del ministero dell’economia.

Una «svolta» solo contabile? Oppure anche sostanziale, in grado di replicare alle polemiche leghiste?

Di nuovo: parlano i fatti. È il ministero della salute ad aver sbloccato, alla luce del raggiungimento e superamento di diversi indicatori sanitari dei livelli assistenziali, una premialità di 127 milioni di euro per la Sicilia relativa al 2012. Soldi che, finora, non erano stati erogati per il mancato raggiungimento di alcuni standard relativi ai servizi erogati. E un altra «certificazione» del tavolo tecnico riguarda gli adempimenti relativi alla «griglia Lea», cioè i livelli essenziali di assistenza. È il ministero che stima il mantenimento di quelli già raggiunti nel 2013. La Sicilia si attesta, dunque, anche quest’anno, nella fascia alta della classifica delle regioni, almeno nei primi 10 posti.

Tornando alla manovra del governo, assessore, qual è il suo giudizio?

Il premier Renzi ha detto con estrema chiarezza che si tratta di razionalizzazione della spesa. Di più: i risparmi saranno reinvestiti. E la Sicilia, nel piano di rientro definito, ha fatto fino in fondo la sua parte proprio nell’azione di risparmio.

Tutto ruota intorno al «patto per la salute» già sottoscritto?

È esattamente quello il quadro di riferimento per tutti, governo e Regioni. Naturalmente, si può lavorare per migliorare nella reciprocità. Se lo stato chiede risparmi, deve restare ferma l’efficienza e la qualità del servizio sanitario. Non mi pare proprio che si voglia mettere a repentaglio la cura dei cittadini.

Ma c’è anche la controversa questione delle ricette mediche, dei ricoveri inappropriati, del conto ai pazienti per gli accertamenti «extra»…

Da questo punto di vista, posso comprendere le preoccupazioni «a caldo» dei medici e quelle dei cittadini. Tuttavia, resto persuaso che il provvedimento annunciato dal governo conterrà regole certe e uguali per tutti, cioè quelle che consentiranno di non correre rischi. È così che si possono tenere insieme la responsabilità dei medici, tutelare il diritto alla salute e le esigenze delle casse pubbliche. Ripeto: si tratta di una razionalizzazione. E non mi pare che il premier nè il ministro abbiano messo in dubbio il servizio sanitario nazionale. E anche quello regionale in Sicilia resta sempre unico.