Come ai tempi in cui Amici miei di Mario Monicelli dominava le classifiche italiane, lasciandosi alle spalle Lo squalo di Spielberg, primo nei box office di tutto il mondo, Quo Vado? di Checco Zalone non è solo il film che ha incassato di più nel 2016, ma ha relegato al secondo posto anche il campione mondiale di incassi: il nuovo capitolo di Star Wars. È quanto andrebbe tenuto in considerazione quando si vanno a leggere i dati Cinetel comunicati ieri da Anec e Anica sugli incassi, le presenze in sala e i biglietti staccati in Italia nell’annata cinematografica 2016. Dati, sulla carta, positivi: i biglietti venduti sono stati 105.385.195, il 6,06% in più del 2015. In aumento è anche la quota di mercato del cinema italiano, con un numero di presenze che passa dal 21,35% nel 2015 al 28,71% del 2016. In termini di incassi per il nostro cinema si è cioè passati da 132 a oltre 192 milioni di euro: una differenza di circa 60 milioni.

Un numero che corrisponde quasi esattamente agli introiti realizzati proprio da Quo vado? mentre nella classifica del box office dell’anno precedente il primo film italiano, Si accettano miracoli di Alessandro Siani, si trovava al quinto posto con «appena» 15 milioni di euro. Non a caso l’assenza di un nuovo titolo di Zalone ha fatto precipitare gli incassi del 38% rispetto a dodici mesi fa, nonostante in sala nel periodo tra il 16 dicembre e il 6 gennaio 2017 fossero usciti addirittura 29 nuovi film. Di fatto, il boom drogato dall’effetto Zalone si rivela un mezzo flop.

Ma nel blocco compatto degli incassi dell’anno scorso si perdono altre storie, spesso non a lieto fine, di tanti film non «di Natale» fagocitati dal mercato nonostante la qualità e le buone premesse: le critiche positive e il passaggio dal Festival di Venezia non sono bastate ad esempio per fare di Monte di Amir Naderi il caso cinematografico che meritava. Uscito a novembre in 22 sale Monte ha incassato circa 20.000 euro, venendo liquidato in poco tempo, «senza che si potesse creare il passaparola» spiegano i distributori indipendenti di Asap Cinema Network. «Il problema è proprio il fatto che film come Monte vengano valutati per il box office della prima settimana e gettati nel cestino. Servono sistemi di sostegno alle sale e alla distribuzione indipendente, e leggi antitrust che limitino lo strapotere delle major della distribuzione».

Una sorte simile è toccata anche a Spira mirabilis di Massimo D’Anolfi e Martina Parenti, un altro film passato da Venezia – in concorso – tra molte futili polemiche sul gradimento del grande pubblico che hanno colpito anche il vincitore Lav Diaz, e che nonostante la presenza di Raicinema tra i produttori e l’uscita a ridosso della competizione veneziana è stato eclissato in brevissimo tempo.

I dati raccolti sul 2016 al cinema parlano anche di un calo dei film americani in Italia: la loro quota è scesa al 55, 16% rispetto all’oltre 60% dell’anno precedente. Gli incassi totali – 661 milioni – sono saliti anch’essi del 3,86%, come i film distribuiti passati da 480 a 554. Quello che questa fotografia non racconta è però ciò che si annida fra le percentuali, al netto dell’uscita ogni due anni dei film del «fenomeno» Checco Zalone.