Polemiche sulle immagini del presunto terrorista del Thalys Amsterdam-Parigi Ayoub El-Khazzani, ripreso ammanettato, con gli occhi bendati e senza scarpe, all’arrivo al Palazzo di giustizia di Parigi, diffuse ieri da i-télé, che si aggiungono a delle foto, con il sospetto in manette, pubblicate da ParisMatch (la legge francese proibisce di mostrare persone ammanettate. Polemiche che non si placano neppure sulla mancata sorveglianza del cittadino marocchino, che era nel “file S” dei servizi francesi, schedato anche in Spagna e in Belgio, ma che ha potuto, stando alle sue stesse ammissioni, viaggiare in vari paesi europei senza venire interpellato. Il ministro degli Interni, Bernard Cazeneuve, ha difeso i servizi. Cazeneuve ha spiegato che El-Khazzani, incriminato martedi’ sera per terrorismo, “non aveva commesso nessuna infrazione in Francia”, che potesse giustificare “un’espulsione o un arresto”, come da domenica chiede ad alta voce il Fronte nazionale. Cazeneuve ha ricordato che la schedatura S, che riguarda in Francia almeno 5mila persone, è solo un’informazione e non un mandato di arresto internazionale. “L’inchiesta rivelerà le condizioni nelle quali tutto cio’ è stato organizzato – ha affermato Cazeneuve – quello che si puo’ dire in ogni caso, rispetto ad altri avvenimenti che si sono prodotti in Francia e in Europa, è che oggi c’è la volontà di Daech (acronimo arabo dell’Is), a partire dalla Siria ma non solo, di colpire la maggior parte dei paesi europei”. L’inchiesta prosegue anche in Belgio, dove il giovane di 26 anni ha vissuto a casa della sorella a Bruxelles. In Francia risulta che abbia lavorato, proveniente dalla Spagna, da febbraio ad aprile 2014, per una società telefonica.

El-Khazzani continua a negare si aver voluto fare un attentato. E’ una difesa che ricorda quella di altri due sospetti, Sid Ahmed Ghlam e Yassin Salhi, arrestati rispettivamente il 19 aprile e il 26 giugno, che avevano anch’essi negato di far parte di un movimento terrorista e giustificato le loro azioni come un atto di delinquenza comune (il primo ha ucciso una giovane donna ed è sospettato di aver preparato un attentato contro una chiesa, il secondo ha decapitato il suo datore di lavoro e piazzato la testa sulla griglia della sede della società). El-Khazzani, per l’attacco nel Thalys sventato dall’intervento di alcuni passeggeri (tra cui due militari Usa in vacanza), era armato con un fucile d’assalto AKM proveniente dall’ex Germania est, 9 caricatori con 270 munizioni e una pistola automatica Luger. L’inchiesta sta ricostruendo i legami del marocchino con delle cellule violente basate in Europa, in particolare in Belgio, mentre l’ipotesi di un “lupo solitario” è ormai scartata dagli inquirenti.

Sabato si riuniscono a Parigi i ministri Ue degli Interni e dei Trasporti, per discutere su nuove misure di sicurezza per i treni. La risposta non è facile, se si vuole evitare di paralizzare il traffico. Nella sola Francia, ogni anno 100 milioni di persone prendono i tgv, che servono 230 stazioni. Mettere dei controlli come negli aeroporti (come è già il caso per l’Eurostar per Londra alla Gare du Nord) è molto complesso (in Spagna, dopo gli attentati del 2004 a Madrid i bagagli dei passeggeri dei treni a lunga distanza sono ormai controllati). “Il treno in Francia è 20 volte più di traffico che gli aerei”, ha spiegato il presidente della Sncf, Guillaume Pepy. I treni restano “bersagli facili” e c’è una “vera fragilità” nella rete, ha ammesso Pepy. Ci saranno più poliziotti e maggiori controlli “aleatori” (il ministro dei trasporti, Alain Vidalies, è stato denunciato dal Mrap e altre associazioni, per aver affermato dopo il mancato attentato sul Thalys che sarebbe meglio “discriminare” nei controlli “piuttosto che rimanere spettatori”, frase interpretata come un via libera dato agli agenti per controllare chi ha la “faccia sospetta”, comportamento contrario alla legge in Francia).