Oltre 114 milioni di brasiliani vanno oggi alle urne per eleggere 5.568 sindaci e 310.062 consiglieri nelle elezioni regionali. Il secondo turno è fissato per il 30 ottobre, ma solo nelle città con oltre 200.000 elettori nelle quali nessun candidato abbia ottenuto il 50% più uno. In Brasile, il voto è obbligatorio per chi abbia tra i 18 e i 70 anni, a condizione che sappia leggere e scrivere.

E’ facoltativo per gli analfabeti, i giovani dai 16 ai 18 anni e gli ultrasettantenni. L’ex presidente brasiliano Lula da Silva – candidato alle presidenziali del 2018 – ha fatto campagna per Fernando Haddad, sindaco di Sao Paulo, maggior centro industriale dell’America latina, con 12 milioni di abitanti e 8,9 milioni di elettori. Haddad si candida alla rielezione per il Partito dei lavoratori (Pt) e, secondo i sondaggi, potrebbe andare al secondo turno nonostante la difficile situazione politica che vive il suo partito.

Dopo il “golpe istituzionale” contro l’ex presidente Dilma Rousseff, continuano le manifestazioni contro il “governo de facto” di Michel Temer e le misure neoliberiste che sta mettendo in atto. I lavoratori del settore petrolifero hanno annunciato uno sciopero nazionale. Da giugno a oggi, almeno 20 candidati a sindaci e consiglieri sono stati assassinati in Brasile. Nell’ultima settimana, vi sono stati tre attentati.

Il governo ha annunciato che dispiegherà 25.000 militari per presidiare i seggi. Il presidente del Tribunal Superior Electoral (Tse), Gilmar Mendes, ha espresso la propria “preoccupazione per l’alto grado di violenza registrato”. Secondo i sondaggi, i risultati favoriranno i partiti della Socialdemocrazia brasiliana (Psdb) e del Movimento democratico brasiliano (Pmdb), che potrebbero ottenere rispettivamente 22 e 18 municipi delle 93 principali città del paese.