Le elezioni municipali palestinesi, se e quando ci saranno, si svolgeranno solo in Cisgiordania e non a Gaza. Lo ha deciso ieri a Ramallah la Corte Suprema che un mese fa aveva sospeso la preparazione del voto previsto l’8 ottobre. La nuova data delle consultazioni dovrebbe essere comunicata entro un mese. Per i massimi giudici palestinesi, le corti di Gaza non sarebbero legali, quindi non autorizzate a supervisionare le votazioni e convalidare i risultati. La decisione della Corte Suprema non ha sorpreso nessuno. Era stata anticipata nei giorni scorsi anche da alcuni dirigenti del Fronte popolare per la liberazione della Palestina (Fplp), il principale partito della sinistra palestinese. «È un passo che non condividiamo, rischia di aggravare ulteriormente le fratture politiche interne e allontana l’unità nazionale palestinese», ha detto ieri al manifesto la deputata del Fplp, Khalida Jarrar. I vertici dei partiti della sinistra ieri sera erano riuniti per prendere una posizione comune.

La decisione della Corte Suprema è destinata a riaccendere lo scontro cominciato dieci anni fa tra Fatah, il partito del presidente Abu Mazen, e il movimento islamico Hamas. Molti palestinesi speravano che le elezioni municipali – alle quali gli islamisti avevano annunciato la loro partecipazione dopo un lungo boicottaggio delle urne – potessero mettere fine alla divisione tra Cisgiordania e Gaza. È improbabile ora che Hamas, di fronte alla esclusione dal voto di Gaza, la sua roccaforte, confermi la partecipazione delle sue liste in Cisgiordania. «La decisione della Corte Suprema sulle elezioni è discriminatoria e sancisce la spaccatura tra Gaza e la Cisgiordania», ha scritto il movimento islamico in un comunicato. È opinione diffusa tra i palestinesi che la decisione dei giudici sia anche la conseguenza del timore dei vertici di Fatah di una vittoria dei candidati di Hamas in alcune delle principali città della Cisgiordania oltre che a Gaza. (michele giorgio)