«Sì, abbiamo letto la vostra lettera. Ma non abbiamo disposizioni al riguardo». I delegati Cgil preoccupati dal Jobs Act renziano devono aver pensato di aver sbagliato numero: ma abbiamo chiamato Guglielmo Epifani o un ufficio di qualche ministero? Lo inseguono da settimane, ma l’ex segretario generale della Cgil fa sempre rispondere la sua segretaria, che, a sua volta, non può che opporre risposte di circostanza.

Hanno firmato in 500 – delegati Fiom, Fp, Filctem, tutte categorie della Cgil – una lettera appello al loro ex segretario, oggi deputato Pd (partito che ha anche guidato in una fase di transizione): gli chiedono di non sottoscrivere una riforma che mette in soffitta l’articolo 18 e aggredisce le tutele. Articolo 18 che Epifani stesso ha difeso nei giorni gloriosi dei 3 milioni al Circo Massimo (era il 2002, lui era vice di Sergio Cofferati), senza contare il sì al referendum per l’estensione quando poi era divenuto leader, nel 2003.

I 500 delegati vorrebbero suggerirgli di non votare la fiducia, e per questo servirebbe un incontro e un confronto di persona non certo al telefono: per discutere di questo e di altri temi caldi, visti gli attacchi di Renzi al mondo del lavoro.

L’appello risale allo scorso ottobre, e ripetutamente – nei giorni del milione a San Giovanni, poi della protesta del pubblico impiego – i delegati hanno cercato di contattare Epifani, ma niente da fare. «Ho chiamato tre volte nell’arco di una settimana – spiega il loro portavoce, un delegato della Fp Cgil – ma la sua collaboratrice mi ha sempre replicato con quella frase sull’assenza di disposizioni. L’ultima volta, due settimane fa, ha risposto un uomo, forse un collega della segretaria: ho lasciato tutti i nostri estremi e mi ha assicurato che si sarebbero fatti sentire. Ma ancora aspettiamo».

In compenso, martedì prossimo, una delegazione dei 500 sarà ricevuta a Montecitorio da alcuni deputati della minoranza Pd (loro, sì, all’incontro sembrano tenerci un po’ di più: Stefano Fassina, Gianni Cuperlo, Pippo Civati) e di Sel (Giorgio Airaudo, Ciccio Ferrara, Nicola Fratoianni, Antonio Placido).

Sono anche i giorni caldi del voto sul Jobs Act, quindi i delegati – che arriveranno in gran parte dalla Lombardia – invitano tutti i lavoratori che vorranno unirsi a incontrarli alle 10 del mattino di martedì 25 alla stazione Termini, per poi muoversi tutti in corteo verso la sede della Camera.