Il presidente turco Erdogan contro tutti: contro l’Europa, contro gli Usa, contro l’Italia e contro le organizzazioni umanitarie che hanno denunciato gli abusi della sua feroce risposta dopo il tentato colpo di stato.

I toni usati dal neo Sultano sono forti, dirompenti. La sensazione è quella di un leader in paranoia, nel mezzo di un’epurazione, quella seguita al tentato golpe, che pare non avere fine.

Erdogan forse si aspettava i complimenti di tutti, mentre sono piovute solo critiche. E nella foga della repressione e dell’eliminazione di un’ampia parte della società civile, militare, giudiziaria e universitaria a lui ostile, prende di mira tutti, alleati compresi. Non dimentichiamo infatti che la Turchia è un paese alleato della Nato nonché un fondamentale interlocutore dell’Unione europea per quanto riguarda la gestione dei flussi migratori.

Quella di ieri è stata una giornata frenetica dal punto di vista delle comunicazioni del Sultano. Prima un’intervista con Lucia Goracci su Rainews, poi una conferenza stampa ad Ankara: due eventi successivi che hanno scatenato polemiche, reazioni e dibattiti internazionali. Il tutto mentre in Turchia procede spedito il repulisti.

A Rainews Erdogan ha denunciato in modo duro quello che a suo avviso è stato un comportamento negativo da parte dell’Unione europea: «C’è stato un golpe contro la democrazia che ha fatto 238 martiri e nessuno è venuto qui. Se venisse bombardato il Parlamento italiano che cosa succederebbe?», ha detto e chiesto retoricamente il presidente turco. «L’Occidente è da parte della democrazia o del golpe? Io penso, dopo alcune dichiarazioni, che sia dalla parte di golpe».

Parole che hanno provocato immediato sconquasso in Europa dato che Erdogan ha tirato in causa nominandola l’Alto rappresentante Ue per la politica estera, Federica Mogherini. Immediata la risposta dell’Ue che con un comunicato stampa ha ricordato che «Mogherini ha chiaramente condannato il tentato colpo di stato. Ha espresso il sostegno per le istituzioni democratiche legittime in Turchia, indicando in particolare il Parlamento. È rimasta in contatto con le autorità turche, inclusa la sua conversazione con il ministro degli Esteri Cavusoglu».

Per quanto riguarda l’Italia, accusata da Erdogan di indagare il figlio (vedi scheda allegata) anziché dedicarsi a smantellare la mafia nel paese, mettendo per altro a repentaglio i rapporti commerciali tra i due paesi, hanno risposto tanto il presidente del consiglio, quanto la Farnesina. Matteo Renzi ha affidato a un tweet la sua immediata reazione: «In questo paese i giudici rispondono alle leggi e alla costituzione, non al presidente turco».

Analoga la nota del ministero degli esteri: «A proposito delle dichiarazioni del Presidente Erdogan, la Farnesina sottolinea come in Italia sia in vigore lo stato di diritto e il pieno rispetto dell’autonomia della magistratura. Magistratura che insieme alle forze dell’ordine è impegnata con successo nel contrasto alla mafia e non ha certo bisogno per farlo dell’incoraggiamento da parte di alcuno.

Quanto ai rapporti tra Europa e Turchia, la Farnesina ribadisce la ferma condanna del tentativo di colpo di stato del 15 luglio e conferma la preoccupazione comune all’intera Europa per gli accadimenti in corso». Erdogan ha poi criticato anche Usa e Germania: «Che razza di alleati siamo se alla nostra richiesta di un terrorista voi rispondete chiedendo documenti?», ha detto il presidente rivolto agli Usa dopo la richiesta di estradizione dell’ex alleato e ora acerrimo nemico Fetullah Gulen, che vive in Pennsylvania e che le autorità turche considerano l’ispiratore del fallito golpe del 15 luglio.

«La principale fonte (di finanziamento, ndr) dei sostenitori di Gulen sono le scuole attive negli Usa», ha aggiunto Erdogan, citato dai media filo-governativi turchi. Nel suo discorso il presidente non ha risparmiato critiche per la cancelliera Angela Merkel: «Ho consegnato 4.000 dossier alla cancelliera riguardo organizzazioni terroristiche, ma non c’è stata alcuna risposta».

Le parole di Erdogan arrivano dopo la reazione furiosa di Ankara per il divieto delle autorità tedesche alla partecipazione in videoconferenza del presidente alla manifestazione in suo sostegno di domenica a Colonia. Purtroppo, ha ribadito Erdogan, «l’Occidente sostiene il terrore e sta dalla parte dei golpisti. Non abbiamo ricevuto il sostegno che ci aspettavamo dai nostri amici, né durante né dopo il tentativo di golpe», ha aggiunto Erdogan, ribadendo che nessun leader occidentale si è finora recato in Turchia in segno di solidarietà dopo il tentato colpo di stato.

E dopo gli alleati occidentali, il presidente turco ha attaccato anche Amnesty International, che nei giorni scorsi aveva parlato di «prove credibili» che i detenuti per il fallito golpe siano stati «sottoposti a percosse e torture, incluso lo stupro, nei centri di detenzione ufficiali e non ufficiali».

Assicurando che Ankara ha una politica di «tolleranza zero verso la tortura», Erdogan ha accusato l’ong di ignorare le violenze compiute dagli insorti contro quelli che Ankara e lo stesso Erdogan hanno definito «martiri», invitando Amnesty a visitare i siti colpiti durante il golpe per «vedere chi ha fatto cosa a chi». Secondo il presidente turco, qualche golpista potrebbe essere stato picchiato solo durante la repressione del putsch: «Se non lo avessero fatto, loro avrebbero ucciso i nostri poliziotti»