«Gli aiuti promessi dall’Ue per l’accordo sui migranti non sono mai arrivati alla Turchia». All’indomani del duro faccia a faccia con la cancelliera tedesca Angela Merkel, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan approfitta delle conclusioni del World Humanitarian Summit di Istanbul per tornare all’attacco di Bruxelles e rilanciare la sua minaccia: «Se non ci saranno progressi sulla liberalizzazione dei visti, la Turchia non continuerà nell’attuazione dell’accordo sui migranti». Dopo i rimproveri della Merkel sulla sua stretta autoritaria, il leader turco passa dunque al contrattacco: «Finora l’Ue non ha mantenuto le promesse fatte, ma sui visti ci chiede altri sforzi», come l’ammorbidimento della legge antiterrorismo. Erdogan lancia il suo nuovo affondo contro l’Europa mentre dà il via libera al nuovo governo del fedelissimo Binali Yildirim, dopo aver silurato Ahmet Davutoglu, l’ex premier protagonista delle trattative con l’Ue ma riluttante all’ introduzione del super-presidenzialismo. Nel nuovo esecutivo manca anche un altro nome chiave del rapporto di collaborazione sviluppato in questi mesi tra Ankara e Bruxelles: Volkan Bozkir. Il capo negoziatore con l’Ue, che in questi mesi ha tessuto il patto su migranti e visti, viene sostituito nella poltrona di ministro per gli Affari Europei dal portavoce del partito di governo Akp, Omer Celik, ancora più fedele alla linea di Erdogan. Che, dopo le minacce di ieri, si annuncia ancora più dura.