Mentre dall’Ucraina continuano ad arrivare notizie di scontri, combattimenti e conquiste da parte delle forze ribelli, la partita torna ad essere piuttosto densa a livello dialettico, in attesa del vertice Nato di giovedì a Cardiff. Anche perché le novità dal campo sono negative per Kiev e i suoI alleati: le forze ribelli avanzano, le truppe dell’esercito hanno abbandonato l’aeroporto di Lugansk e Donetsk, parecchi militari sono finiti nelle mani dei separatisti. Un disastro militare, dopo un periodo nel quale sembrava che la guerra potesse cambiare inerzia e favorire Poroshenko.

Nei giorni scorsi Putin ha fatto sapere di avere la certezza di poter prendersi Kiev «nel giro di un paio di giorni». Ieri, però, per provare a calmare le acque, il ministro degli esteri di Mosca, Lavrov, a Minsk, ha chiaramente parlato di disponibilità a trattare per un «cessate il fuoco». Alle parole di Putin hanno risposto il premier polacco Tusk e il segretario generale della Nato Rasmussen. Due reazioni diverse e per certi versi, dal peso differente. Tusk ha esortato a considerare la minaccia di una guerra, «non solo nell’est dell’Ucraina». Ci sta, la Polonia è una delle nazioni più impegnate contro la Russia e da tempo spinge per un impegno più «importante» dell’Alleanza nell’Europa dell’est. Le parole di Rasmussen, segnano invece qualcosa di più profondo. Dopo l’annuncio della Gran Bretagna, circa la formazione di un team di 10mila uomini, capaci di costituire una minaccia per la Russia, ieri Rasmussen ha confermato quelle voci, annunciando un «nuovo piano di intervento rapido» dell’Alleanza.

Alle «molteplici crisi sui numerosi fronti» di un «mondo che è cambiato» la Nato risponderà con il «Readiness Action Plan». Il piano assicurerà che l’Alleanza atlantica sia «pronta e capace di difendere tutti gli alleati contro ogni attacco». In una conferenza stampa a Bruxelles, Rasmussen ha anticipato l’idea, che verrà ratificata a Cardiff. Il summit, ha specificato Rasmussen, sarà «cruciale» nella storia della Nato, perché «affronterà le sfide di un mondo che è cambiato».

La Nato con il nuovo piano di intervento rapido sarà «più agile che mai» e metterà in campo quella che Rasmussen ha definito la «punta di lancia» della Forza di intervento dell’Alleanza, «una forza di elevata prontezza in grado di schierarsi con un preavviso molto breve».

Questa punta di lancia dovrebbe essere fornita dagli alleati a rotazione e potrà comprendere «diverse migliaia di soldati, pronti a rispondere, ove necessario, con il supporto dell’aviazione, della marina e delle forze speciali». La nuova forza avrà a disposizione strutture sul territorio della Nato, equipaggiamenti e rifornimenti predisposti, comandi ed esperti di logistica. «Questa forza -ha concluso il segretario generale della Nato- potrà viaggiare leggera, ma colpire duramente se necessario».

L’incredibile tensione di questi giorni, ieri ha trovato la sua massima espressione nelle «uscite» sui social network di alcuni politici di Kiev. L’Ucraina sta affrontando con la Russia una «grande guerra», con decine di migliaia di perdite, ha scritto sulla sua pagina Facebook il ministero della Difesa di Kiev.