Continua il percorso di ratifica del Ceta, il trattato di libero scambio fra Unione europea e Canada, che ieri ha incassato il voto favorevole della commissione Inta (commercio internazionale) del parlamento europeo con 25 voti favorevoli, 15 contrari e un astenuto. Una tappa obbligata prima della votazione finale dell’europarlamento, chiamato a riunirsi in seduta plenaria il 15 febbraio a Strasburgo, per la creazione di un mercato economico e commerciale unico fra Ue e Canada.
Un accordo che divide il mondo politico. «Oggi facciamo un passo in avanti contro il protezionismo e il populismo», ha dichiarato Artis Pabriks, fra i relatori del testo e membro del Partito popolare europeo (espressione della presidenza del Consiglio, del Parlamento e della Commissione europea). Di un «accordo vergognoso che mette a rischio la sovranità popolare» parla invece Eleonora Fiorenza, del gruppo Gua (L’Altra europa), con riferimento ai tribunali d’arbitraggio internazionali (Ics) chiamati a esprimersi (ed eventualmente a sanzionare) nelle diatribe fra Stati e multinazionali. Si dividono invece i socialisti europei che in commissione hanno dato 5 voti favorevoli e 5 contrari, i quali però assicurano che un’intesa per il voto di metà febbraio è sempre possibile. Il nodo da sciogliere sarà la posizione dei socialisti belgi, protagonisti di una dura opposizione che nell’ottobre scorso aveva fatto slittare di qualche giorno la firma del trattato. «Oggi ho votato no perché le modifiche che avevamo chiesto non ci sono state» ha dichiarato Maria Arena, eurodeputata socialista belga, al termine della seduta della commissione Inta.

Compatti contro il Ceta i verdi che puntano il dito contro i socialisti europei: «Hanno smesso di stare dalla parte dei cittadini», dice l’eurodeputato verde Philippe Lamberts.

Il Ceta, se approvato dal parlamento europeo, entrerà in vigore in modalità provvisoria in attesa che ogni Stato membro lo ratifichi. Intanto non è stata ancora formalmente interpellata la Corte di giustizia europea, chiamata a esprimersi sulla legittimità dei tribunali d’arbitraggio. Condizione che aveva inizialmente sbloccato l’ostruzionismo dei socialisti belgi alla firma del trattato.