Si è svolto domenica in Bolivia il referendum per la modifica dell’articolo 168 della costituzione. Gli elettori – oltre 6 milioni gli aventi diritto – hanno votato per decidere se il ticket che governa – il presidente Evo Morales e il suo vice Alvaro Garcia Linera, entrambi del Movimiento al Socialismo (Mas) – possono ripresentarsi anche nel 2019. Fino al momento per noi di andare in stampa, con il 72,5% dei voti scrutinati, il Tribunal Supremo Electoral (Tse) aveva dato la vittoria al “no”, con il 56% contro il 43,2%. L’opposizione ha iniziato a festeggiare dopo le prime proiezioni, mentre il vicepresidente invitava alla prudenza, in attesa dello spoglio delle zone rurali che avrebbe potuto portare a un «sostanziale pareggio».

Un voto obbligatorio, pena una multa pari al 25% del salario minimo (che è di 1.656 bolivianos, pari a 238 dollari), e anche l’esclusione dalla prossima contesa elettorale. In Bolivia, il presidente rimane in carica per cinque anni e può essere rinnovato una sola volta. Morales ha assunto per la prima volta l’incariconel 2006, dopo aver vinto le elezioni del 2005 con il 54% delle preferenze. Nel 2008 – anno in cui l’Unesco ha dichiarato la Bolivia territorio libero da analfabetismo – ha vinto un referendum revocatorio con il 67% dei voti – il suo record elettorale. Nel 2009 è stato rieletto per la prima volta con il 64%. Mesi prima, il 60% degli elettori aveva approvato la nuova costituzione che ha inaugurato lo stato plurinazionale della Bolivia. Quello venne perciò considerato il primo incarico per l’ex cocalero nonché primo presidente aymara della Bolivia. Nel 2014, Morales e il suo vice sono stati nuovamente riconfermati per il periodo 2015-2019, con il 60% delle preferenze.

Salvo sorprese dell’ultimo spoglio, Morales dovrà però fermarsi lì. «Anche se vince il “no”, la lotta continua», ha detto il presidente, dicendosi convinto che il popolo boliviano abbia acquisito «una ferma coscienza antimperialista». E ha assicurato che riconoscerà i risultati. Durante i giorni di campagna, il governo ha denunciato la disinformazione «portata avanti dai grandi media e istigata dalle destre latinoamericane». Alla vigilia delle elezioni, nel municipio di El Alto, governato dalla destra, vi sono stati 6 morti a causa di un incendio provocato dagli scontri.

Garcia Linera ha attaccato «la sinistra da salotto e gli indigenisti modello ong», che accusano il tichet presidenziale di aver tradito gli ideali dell’inizio, cedendo agli interessi delle multinazionali a scapito dell’ambiente. Unendosi agli argomenti delle destre, gli ex alleati di Morales hanno battuto il tasto dell’autoritarismo insito nella possibilità di «un’elezione indefinita». Durante la preparazione del referendum, Morales ha perciò cambiato il quesito nella possibilità di rielezione solo per un altro mandato.

La proposta è stata discussa per mesi nei settori sociali vicini al governo dopo la proposta avanzata da un collettivo di organizzazioni vicine al Mas, la Coordinadora Nacional por el Cambio (Conalcam). In seguito, una commissione parlamentare ha approvato il progetto di legge, confermato da una commissione mista del senato, il 30 ottobre. Il 5 novembre, dopo una discussione accesa che si è protratta per 18 ore, l’Asamblea Legislativa Plurinacional ha fissato la data del referendum. Un’iniziativa – ha spiegato Morales ai giornalisti – per garantire continuità al progetto del socialismo andino, che ha portato anche i più scettici a parlare di «miracolo boliviano».

Grazie alle nazionalizzazioni degli idrocarburi, che hanno riportato sotto il controllo del governo le principali risorse del paese, Morales ha seguito il corso inaugurato dal Venezuela di Chavez e ha destinato ai settori tradizionalmente esclusi buona parte degli introiti nazionali. Con l’adesione all’Alba e agli organismi regionali guidati da logiche solidali e non asimmetriche, con l’aiuto dei medici cubani, si sono realizzate 650.000 vaccinazioni gratuite e operazioni della vista. L’abbandono scolastico nelle elementari è sceso all’1,5% nell’ultimo decennio, anche per l’erogazione di bonus di aiuto alle famiglie, decisi a partire dal 2006. Nel 2014, anche l’abbandono degli studi da parte degli alunni delle secondarie ha fatto registrare un ulteriore abbassamento del 2,5% rispetto a quello dell’11% del 2011.

Destinatari delle riforme sono stati soprattutto i contadini e gli indigeni. Nel solco del Venezuela, Morales ha anche coinvolto le Forze armate nella gestione delle imprese pubbliche come la Boliviana de Aviacion o quella per lo Sviluppo delle macroregioni e zone di frontiera. «La Bolivia deve diventare il centro energetico dell’America latina», ha detto durante un incontro con gli imprenditori negli Stati uniti.