«Il mostro passava attraverso i muri, lo sentivo nei pori della pelle come una tenia che mi stava mangiando dentro. Avevo immaginato una specie di ragno gigante dalle tante braccia con un cuore d’acciaio che cammina dentro di noi. Le estremità delle zampe dovevano essere bocche aperte nell’atto di gridare ma soffocate dal metallo, soffocate da questa presenza che era l’aria che respiravamo a Taranto. Ero ritornata da tre anni ed era così che vivevo, con la gola di metallo…». Così parla Ezia Mitolo di UbILVA una sua installazione del 2010 dedicata al’Ilva di Taranto e ispirata al Re Ubu, personaggio patafisico meschino, crudele e repellente. Attraverso il linguaggio dell’arte contemporanea l’artista tarantina denuncia le condizioni ambientali della città pugliese e partecipa come attivista in prima linea alla mobilitazione cittadina contro l’Ilva. Inizialmente il lavoro artistico della Mitolo e quello di attivista erano separati, ma la vita a Taranto, i fumi delle ciminiere, il paesaggio contaminato e le lotte dei cittadini si sono irremediabilmente fusi in opere e video. Ezia Mitolo lasciò Taranto nel ‘98: «Quelli erano gli anni di Cito, anni difficili per Taranto, non accadeva quasi niente a livello culturale». Il declino inesorabile della città e l’oppressione di un territorio abbandonato a se stesso contribuivano alla pochezza culturale, sembrava quindi naturale per molti andar via. Ma Ezia tornava spesso a Taranto perché non riusciva a recidere il cordone ombelicale che la legava ai paesaggi, alle colline, alla presenza del mare e degli ulivi, le cui contorsioni nodose disegnava continuamente, un universo fatto di immagini che con il tempo hanno preso forma nella sua arte. Nel 1989 e nel 1994 la Mitolo partecipò e vinse due residenze presso la Fondazione Antonio Ratti di Como, durante le quali fu affiancata da artisti di fama internazionale come Arnulf Rainer, George Baselitz, Anish Kapoor e Karel Appel. Dal disegno la Mitolo passò a sperimentare la scultura lavorando la terracotta e la canapa per creare degli embrioni, dei bozzoli che legava all’idea della rinascita e delle morti interiori, temi che diventeranno centrali nella poetica dell’artista. Nel 1998 partecipò ad Art & Maggio Arena Puglia, a cura di Marilena Bonomo conseguendo il I° premio della sezione giovani. Dal 1998 al 2002 l’artista si trasferì a Milano partecipando a numerosi eventi come «Cento disegni per Sarajevo», della Fondazione Bevilacqua la Masa, e Contemporaneamente, della galleria Avida Dollars a Milano. In questi anni presentò anche diverse personali di scultura e disegno tra cui «Corpoacorpo» nella galleria Canonica Arte di Milano, e «Metabolizzandomi», nella galleria Spazio Aquifante. Dal 2003 al 2007 la Mitolo visse a Roma, dove partecipò alla XIV Quadriennale di Roma, collaborò con la rivista Drome e prese parte a diversi eventi multimediali come «Download.fr/it», organizzato da Linux Club di Roma e da Glaz’Art di Parigi e aderì al progetto «Sottosuoli», di Pablo Echaurren e Alexander Jakhnagiev, e a «From the pages of my diary» a Vienna. L’artista tornò definitivamente a Taranto nel 2007. Negli anni la Mitolo aveva visto aumentare esponenzialmente la mortalità per tumore in città insieme alla consapevolezza delle colpe dell’Ilva. Qualcosa era cambiato, si avvertiva la voglia di riscatto da parte dei trentenni che erano rimasti; molti giovani, forse anche grazie all’apertura di una sede distaccata dell’università di Bari, non partivano più e si davano da fare formando associazioni culturali e politiche.
L’artista ricorda: «C’era un’urgenza interiore, ero cresciuta e mi sentivo pronta a tornare alle origini per misurarmi con questa nuova Taranto perché ora toccava a me fare qualcosa». La Mitolo ebbe un impatto immediato e violento con l’Ilva, incominciò ad insegnare nella scuola del quartiere più inquinato, Tamburi: «Gli alunni si affacciavano e vedevano la ciminiera vicinissima…ricordo che uscivo dal cancello dell’istituto e sentivo la puzza della raffineria o l’odore del cimitero che è proprio di fianco all’Ilva, quello famoso perchè fatto dipingere di rosa dal sindaco per camuffare l’aggressione delle polveri di ferro rosse che arrivano dalla fabbrica. Pensai quindi di agire sensibilizzando all’ambiente i ragazzi della scuola e lo feci attraverso dei laboratori didattici». Fu proprio uno di questi laboratori, «Ritratti d’Ilva», che portò la protesta fuori la scuola, nella città. Il lavoro prevedeva due ragazzi uno di fronte all’altro con un foglio enorme davanti su cui dovevano realizzare il ritratto del compagno, al posto dei nasi c’erano delle inquietanti ciminiere, quelle dell’Ilva, i cui fumi avevano preso il posto dell’aria da respirare. Dal 2008, dopo anni di mostre fuori regione, l’artista riprese a pieno ritmo anche la propria attività pugliese, mai del tutto messa da parte, partecipando a collettive come «Arte donna» a Monopoli e la personale «e.0109» nella galleria Co.61 di Grottaglie nel 2009. Il 28 novembre 2009 la Mitolo, sempre più desiderosa di partecipare in prima persona al fervore politico e alla ribellione dei cittadini, prese parte, alla prima grande mobilitazione contro l’inquinamento a Taranto. Per l’occasione realizzò, per alcuni partecipanti alla marcia, delle maschere con il volto di pecora e un cartello con su scritto «Adesso abbatti anche me». Il riferimento era chiaramente l’abbattimento, che c’era stato poco tempo prima, di 300 pecore che si nutrivano nei campi vicino l’Ilva e nel cui latte era stata trovata un’elevata percentuale di diossina. Le pecore erano anche i politici, incapaci di imporsi nelle vicende dell’Ilva e le istituzioni immobili e sorde. Tra il fervore attivista e l’arte, la Mitolo lavorava intensamente ma ancora su due binari paralleli. Nel 2010 partecipò all’Edinburgh art festival e a «(S)oggetti contundenti» a Brescia; nel 2011 e nel 2012, tra le altre, fu invitata alle mostre «Obiettivo Mediterraneo Italia-Turchia», a Lecce, al «Quadratonomade» al Palazzo delle Esposizioni e a «Physognomies» a Lecce.
Il 2012 fu un anno importante anche per Taranto, nacque ufficialmente il Comitato dei cittadini liberi e pensanti in cui confluivano cittadini e anche operai dell’Ilva stanchi delle bugie e delle promesse dei datori di lavoro. La Mitolo partecipò alle loro riunioni e fu nel gruppo anche durante la storica irruzione in piazza della Vittoria durante la manifestazione dei sindacati e degli operai dell’Ilva per la minaccia di chiusura che si abbatteva sullo stabilimento. Così, ancora emozionata, racconta quel momento: «Gli 11 mila operai avevano paura di perdere il lavoro senza pensare alla salute. Eravamo in coda alla manifestazione ufficiale con un’apecar, che è anche il simbolo del comitato. Cercammo di prendere la parola sul palco ma non volevano darcela, eravamo scomodi: gli operai difendevano il lavoro, noi la salute. Da allora è nato il Comitato con l’obiettivo di chiudere le fonti inquinanti e impiegare gli operai nella bonifica, abbiamo organizzato molte manifestazioni e oggi anche il concerto del Primo Maggio a Taranto». La Mitolo divenne attivista nel Comitato e il suo linguaggio artistico seguì la scia di tale impegno. Da tempo aveva iniziato a sperimentare video e fotografia, così il Natale dello stesso anno nacque il video Buon Natale da Taranto, una seguenza di ritratti di persone che avevano avuto problemi di salute dovuti all’Ilva. I protagonisti del video avevano la classica busta della farmacia posta sul volto come la barba di Babbo Natale, avevano lo sguardo arrabbiato e apparivano e sparivano al ritmo di Jingle Bells. La denuncia era forte e fece il giro del web, fu inserito sui siti ambientalisti e presentato in numerose collettive e come unico progetto presso lo spazio City Art a Milano. Il video fece parte delle proiezioni che la stessa artista coordinò per la prima edizione del Concerto del Primo Maggio a Taranto organizzato dal Comitato: «Pensammo di fare una festa dei lavoratori, una festa autentica, non sponsorizzata. Agli artisti che venivano gratuitamente pagavamo solo il viaggio, il vitto e l’alloggio. Tuttora lo facciamo finanziandoci attraverso la vendita di vino, di magliette e di cappellini. Io coordino i fotografi e il loro lavoro anche nel backstage, ovviamente nel comitato organizzativo ognuno ha un ruolo ma se serve si fa di tutto». Un altro video dell’artista, Sole solo sali più in alto, fu proiettato il Primo Maggio 2013, come incitamento alla lotta che fino ad allora era stata vana. Nel video un sole, che ha gli occhi dell’artista, sorge e tramonta con un rantolo asmatico e con le voci in presa diretta di tutte le manifestazioni di Taranto; su una frase di speranza il respiro si calma e si sovrappone allo sciabordio del mare, sullo sfondo appare una pagina bianca, uno spazio tutto da scrivere. Tra il 2013 e il 2014 la Mitolo partecipò alla «Festa del Cinema del Reale» a Lecce e agli eventi «M&P + Apulian Aliens» all’Istituto Italiano di Cultura di Edimburgo e «Italia Moderna» al Consolato italiano sempre ad Edinburgo. Al 2014 risale il disegno della cover di un cd realizzato per finanziare le attività del Comitato, soprattutto per il concerto di quell’anno, al quale, la Mitolo partecipò cantando come corista con il gruppo che aveva inciso il cd, Frank Buffoluto e Gli Apecar. Dopo 8 anni dal suo ritorno a Taranto, insieme all’attivismo, in Ezia cresceva però anche l’amarezza e la frustrazione per l’immobilità della situazione. Così nel suo progetto del 2015 dal titolo Mi muovo immobile la disillusione diventa uno schermo di cera che si scioglie durante una proiezione. La lentezza della liquefazione della cera è la metafora del tanto agognato cambiamento della città, lento e quasi invisibile, tuttavia la trasformazione da solida a liquida è anche il simbolo della rigenerazione e della possibilità di evoluzione. Nel video, work in progress, Sbuffi trappole e fontane, racconta quanto le energie spese con fervore e passione dall’artista per la causa non abbiano trovato un corrispettivo concreto. Le immagini scorrono fluide, drammatiche e angoscianti ma con una porta aperta al futuro e ad un altro Primo Maggio di speranza. Nel 2012 furono avviate le indagini sull’Ilva e lo stabilimento fu messo sotto sequestro, dopo quattro anni il processo per l’inchiesta «Ambiente Svenduto» per le emissioni nocive dell’Ilva di Taranto è ancora in corso. Il 17 maggio 2016 ci sarà un «nuovo» processo ai 44 indagati, il «vecchio» processo era stato annullato per errori procedurali.