Dopo un esaustivo Vademecum per perdersi in montagna (2003), dopo Er Ciuanghezzu’ (2004), traduzione in romanesco di un classico del taoismo, dopo una coinvolgente Classifica di notti gagliarde (2006), dopo un’appassionante Caccia al Cristo (2010), dove un povero cristo non vuole fare il Cristo nella processione e scappa in montagna inseguito da tutto un paese, dopo I traumi de Il trasloco (2010), Paolo Morelli torna in libreria con Nè in cielo nè in terra (Ed. Exorma, pp. 235, € 14.50).
Come dice il risvolto di copertina “questo libro si spaccia per un remake di Fantasmi a Roma”, film del 1961 di Antonio Pietrangeli, scritto con Ettore Scola, Ruggero Maccari, Ennio Flaiano e Sergio Amidei con protagonisti Eduardo De Filippo, Tino Buazzelli, Sandra Milo, Vittorio Gassman e Marcello Mastroianni.
Nel film, per impedire che l’antico palazzo di famiglia venga demolito, i fantasmi che lo abitano decidono di trasformarlo in un bene architettonico, realizzandovi all’interno un magnifico affresco.
In Ne’ in cielo ne’ in terra Augusto, la voce narrante, è un un ghostwriter che sogna di un palazzo di vicolo della Penitenza 48, dove sono tornati i fantasmi dei suoi amici di gioventù, vecchi abitanti di Trastevere cacciati in periferia dalla speculazione edilizia. Ad Augusto il compito di scrivere un bestseller che racconti le loro storie e assicuri soldi e fama per difendere il palazzo.
Le giornate di Augusto sono un salire e scendere per i 5 piani dello stabile, a raccogliere le storie di Cesare, il portiere, del professor Musonio Rufo, filosofo scampato dalle grinfie di un serial killer e salvato dai partigiani alla macchia, dei signori Tiberio Sempronio e Cornelia Gracco, titolari del bed&breakfast Dal Capitano, della maga astrologa e cartomante Madame Ottavia. All’interno 4 c’è il Comitato di lotta per la casa rionale/Metodo reichiano, di Flavia e Orazio Coclite, dove Augusto sperimenta gli effetti dell’accumulatore orgonico di energia vitale, e poi il pianista Vibenna, il pittore ciclista Ezio.
Nei momenti di incertezza Augusto si va a mettere “per ore sul colle del Gianicolo (uno dei piu’ bassi al mondo a chiamarsi così), sotto la statua equestre di Garibaldi, prendendo in prestito lo sguardo di tutto riposo del cavallo, più che dell’eroe”.
Periodicamente, ogni 5 anni, “puntuale come la tassa sui rifiuti”, si fa vivo nei posti più impensati un signore molto ben vestito, barba curata e occhialetti d’oro, il quale ogni volta gli chiede se era stato lui a picchiarlo circa 30 anni prima durante una rissa politica. Augusto a volte ricorda a volte no, comunque spesso finisce per picchiarlo un’altra volta.
Quello delle risse è tema che ritorna, ci sono liti col portacenere “il suo quoziente di intelligenza è proprio alla mia portata”, con la caffettiera napoletana, soprattutto con la parte di sopra che tende a non stare dritta mentre si lavano le altre parti, con l’I Ching, l’antico libro di divinazione cinese.
E quella volta che bambino, con solo 35 lire in tasca, a un appuntamento con due bambine “di una ero innamorato io mentre l’altra era innamorata lei di me”, compra un ghiacciolo al gusto unico da 15 e l’altro arcobaleno da 20 per la sua bella. Ma le cose vanno storte, i gelati vanno in direzione sbagliata, si sciolgono, si litiga, arrivano i fratelli più grandi delle due e sono di nuovo botte.
La stesura del bestseller procede lenta e interrotta sovente. Il telefono non fa che squillare, di solito qualcuno che ha sbagliato numero e non se ne vuol fare una ragione.
Mentre la gatta Poppea dorme sulla Olivetti, e “di Cornelia non potro’ mai scordare di quando aveva un banco di verdura a S.Cosimato e si metteva una foglia di cavolo in testa per proteggersi dal sole”, di soppiatto, improvvisamente, il portone del condominio della Penitenza si apre per i signori Rubinetti, intenzionati a visitare il palazzo per comprarlo. La reazione dei condomini fantasmi è immediata, corale e spontanea, affacciati alla tromba delle scale prendono a sputare sugli intrusi, una pioggerella sottile e quasi impalpabile mentre Roma al tramonto si tinge di rosso e ocra non dimenticando che la dottrina stoica è stata sempre coltivata a Roma, come la più affine allo spirito pratico dei romani.
Molte le chiavi di lettura di questo poliedrico e caleidoscopico, a volte romantico, spesso ironico o beffardo, romanzo di Paolo Morelli, non esclusa una chiave inglese.