Il chiarimento dovrebbe avvenire «nelle prossime ore». Ma a ieri sera non era stata ancora convocata la riunione dei deputati di Sinistra italiana per affrontare il primo scossone congressuale che ha portato l’ex Pd Stefano Fassina ad autosospendersi dalle attività del gruppo parlamentare.

La vicenda: domenica mattina Fassina apprende dal manifesto di un appello di sedici deputati suoi colleghi ad abbassare i toni dello scontro in vista del congresso di Rimini (17-19 febbraio). Oggetto della discordia un post del giovane deputato romagnolo Giovanni Paglia in cui l’iniziativa di Giuliano Pisapia (Campo progressista) viene definita «partito dei maggiordomi». E chi la pensa diversamente viene invitato a fare le valigie. A Fassina però l’appello dei sedici non piace. Innanzitutto perché fra loro c’è il capogruppo Arturo Scotto che a suo parere avrebbe prima dovuto convocare un confronto «tra di noi». Fassina, molto duro su Pisapia, segnala di aver ricevuto a sua volta caterve di insulti senza mai raccogliere solidarietà. E accusa l’appello di essere solo l’occasione «di dare visibilità» a una posizione congressuale, «legittima» naturalmente. Conclusione: l’ex viceministro si autosospende dal gruppo fino a che non ci sarà il confronto e il riconoscimento pubblico dell’errore compiuto, almeno dal capogruppo.

Ma il confronto, convocato in un primo momento per oggi, diventa alle «prossime ore». Ufficialmente bisogna tenere conto degli impegni di tutti. In realtà sarebbero scattati in azione autorevoli frenatori a consigliare di sfiammare la vicenda e così evitare che la vicenda diventi l’ antipasto indigesto dello scontro congressuale. I candidati alle assise ancora non ci sono. Le regole vengono definite in queste ore, non senza frizioni e malumori. Nicola Fratoianni – con l’appoggio di Nichi Vendola ma anche di Fassina – è il favorito, anche se la sua candidatura sarà ufficializzata solo all’apertura del congresso. Ma a occhio la lettera e i suoi sedici firmatari – su 31 deputati – rivela che solo metà del gruppo lo sosterrà.

Nel frattempo l’area che gli si contrappone, Alternative, partecipa senza complessi ai dibattiti con Pisapia, esplicitamente rivolti alla costruzione di un nuovo centrosinistra. Ieri all’affollata iniziativa di Lecce si sono confrontati lo stesso Pisapia, il senatore leccese Dario Stefàno, il sindaco di Cagliari Zedda, quello di Bari Antonio De Caro, il presidente della regione Michele Emiliano, democratico ma lanciatissimo nella campagna antirenziana. C’era anche il vicepresidente della Regione Lazio, Massimiliano Smeriglio, l’unico di Sinistra italiana di tutta la compagnia. Pisapia è soddisfatto della simpatia che incontra, ma è anche più prudente dei primi giorni: «Prima di parlare di chi affiancherà il progetto che sta nascendo bisogna vedere quello che avverrà nei congressi del Pd e di Sinistra italiana», ha spiegato. E anche: «Fin quando non ci sarà una riforma dell’attuale legge elettorale che andrà in questa direzione, non si potrà parlare di elezioni». Tradotto: il suo nuovo soggetto c’è, ma procede ad andamento lento.