Alla fermata della Metro di Ostia si raccoglie una folla, è piccola solo all’inizio. Il compagno Paglia, quello che vendeva le bombe nella piazza – bombe nel senso di krapfen alla crema – ha portato i cartelli «Bravo Stefano, sei coraggioso». Stefano, nel senso di Fassina, con un drappello di suoi arriva con il trenino, saluti pacche sulle spalle interviste e poi in corteo verso il Teatro Nino Manfredi.

Nel corteo, così come ad aspettarlo nel teatro, ci sono tutte le sfumature della sinistra, mescolate e anche un po’ shakerate dagli ultimi traumatici accadimenti della città. C’è l’ex segretario del circolo del circolo Pd di Trastevere, il circolo di Sel Ostia al gran completo, tanti lavoratori che hanno conosciuto il deputato in una delle mille assemblee. Pietro, ex esodato della Zecca dello stato, Massimo Celletti, dell’Asm dell’aeroporto, Mirella Arcame, insegnante, il 25enne Jacopo Innocenzi, del comitato di quartiere di Dragona, Carlo De Angelis del Social Pride, Roberto Ribeca ex segretario del circolo Pd di Ostia ma anche segretario del Pci di Ostia nell’anno di Dio 1977 (toccherà a loro aprire l’assemblea). Siamo a Ostia, epicentro delle vicende criminali di Mafia Capitale, dove «i cittadini sono gli unici anticorpi».

In platea tanti ex qualcosa, alcuni ancora tesserati a qualcos’altro, tutti parecchio delusi. Ma il teatro è pieno: 300 persone hanno sfidato il vento il gelo e il malumore. Fassina sale sul palco ed entra dentro un salottino accogliente, divanetto, camino, libreria. È la scenografia dello spettacolo che andrà in scena stasera, «Questi figli amatissimi», storia divertente di una famiglia che fra un guaio e un litigio alla fine però si vuole tanto bene. Metafora della sinistra? Non sempre. Ma è la scommessa di Fassina. Che annuncia: «Io ci sono, metto a disposizione la mia candidatura, che poi verificheremo tutti insieme. Ma non sarò un candidato di partito».

L’ex deputato Pd, il dem più votato alle parlamentarie 2012 (11.700 voti) ora centravanti d’attacco di Sinistra Italiana si lancia alla corsa da sindaco di Roma. Con i suoi nuovi compagni – e con molti suoi compagni di sempre – è impegnato nella titanica opera di riunire la sinistra italiana. Ma qui no, «non sarò un candidato di partito» significa che qui il primo obiettivo è un altro,«ricostruire Roma, insieme» (è lo slogan), un’impresa che si può tentare solo «stringendo un patto di cittadinanza e di responsabilità con ogni cittadino e cittadina», non c’è programma possibile senza «mettere in rete le energie civiche, ora tutte presenti a Roma, ma tutte sconnesse dal circuito sempre più autoreferenziale».

Il programma si scriverà a colpi di «partecipazione», con una «costituente di popolo, fuori dai salotti più o meno illuminati e dai palazzi del potere», «so che altri candidati hanno già messo in moto le società di consulenza, il nostro invece avrà radici sociali», per ora ci sono alcuni punti fermi: «Ristrutturare il debito di Roma, senza la quale non si può immaginare nessuna azione politica, non svendere il patrimonio pubblico, edilizia di riqualificazione e rigenerazione e nessun consumo di suolo, sostegno alla microimpresa, sicurezza ma anche accoglienza».

C’è un po’ del programma del centrosinistra uscente – Fassina ringrazia il lavoro del gruppo consiliare di Sel e attacca alzo zero il Pd e la scelta di dimissionare il sindaco senza passare per l’aula consiliare – e anche un po’ del programma dell’ex sindaco Ignazio Marino. Che «ha segnato una netta inversione di rotta con la chiusura della discarica di Malagrotta, nell’urbanistica» ma non è riuscito a darsi «una proposta strategica» e alla fine «non ha dialogato con la città». Dal palco annuncia che chiederà un incontro con Marino, probabilmente lo vedrà il 3 dicembre a un’iniziativa di Sel. Ma in realtà lo ha già visto in mattinata: un confronto fitto sul futuro di Roma in attesa che decida cosa fare da ex. Ma una distanza da lui la marca: «Non sarò un candidato di partito, ma è Roma, cioè è politica», dice rovesciando lo slogan della corsa del chirurgo.

Fassina di incontri ne prevede tanti: «Da oggi parte un viaggio per le periferie, perché Roma non è tutta uguale», ma intanto stamattina sarà all’iniziativa di Rutelli. E forse vedrà anche Veltroni (la sala mormora) per raccogliere «il meglio» di quelle che sono state le idee del centrosinistra della capitale. L’appello è ai suoi ex compagni del Pd: «A quelli che hanno lasciato, non cedete alla rassegnazione, a chi sta ancora dentro, non perdete l’occasione di andare oltre il Pd».