«Non abbiamo scherzato, ho una responsabilità verso gli elettori». Con queste parole Stefano Fassina, che ha raccolto il 4,5 alle elezioni di domenica scorsa, ha confermato che non intende lasciare l’unico seggio che la sinistra ha conquistato a Roma al primo degli eletti della sua lista, Sandro Medici.

Seggio garantito, che vinca Raggi o Giachetti.

Sul ballottaggio Fassina ancora non si esprime, dopo aver detto al manifesto due giorni fa che avrebbe dato l’indicazione di votare scheda bianca.

«Ci sono cinque punti fondamentali per il nostro elettorato che proponiamo ai candidati al ballottaggio», ha detto ieri nel corso dell’assemblea organizzata per valutare il risultato assieme ai candidati delle sue due liste.

I punti sono «la rinegoziazione del mutuo con cassa depositi e prestiti, il referendum sulle Olimpiadi, un’edilizia che punti alla riqualificazione senza altro consumo di suolo, la conferma dell’attuale assetto proprietario di Ama, Atac, Acea, Farmacap, Assicurazioni di Roma e l’attuazione del referendum sull’acqua pubblica, risorse aggiuntive per gli asili nido e le scuole dell’infanzia».

A chi gli chiedeva se è possibile un ripensamento sulle dimissioni da consigliere, Fassina ha risposto: «Entro in consiglio rinunciando agli emolumenti previsti, se avessi difficoltà a coniugare l’impegno con quello in parlamento, lascerei l’incarico alla camera».