Il rap italiano torna a parlare di politica. Uno dei meriti del movimento NoExpo è stato quello di far emergere il dissenso del rapper e produttore discografico Fedez e quello del suo “socio” nell’etichetta Newtopia J-Ax, già voce degli articolo 31.

Giovedì 30 aprile, il giorno della manifestazione studentesca contro l’Expo, Fedez ha trasformato la timeline del suo account twitter in un’arena. In un primo momento ha postato la foto di due manifestanti saliti sull’Expo Gate, scrivendo: “Sono con voi”. Dopo avere visto le prime scritte sui muri e sulle vetrine delle banche, l’ha rimossa ma ha scritto: “Nessuna attività, o negozio di privati cittadini è stata toccata dai #NoExpo, a breve vi do una lista, che per i giornalisti è troppo faticoso”. La lista degli edifici dove sono state fatte scritte contro l’Expo comprendeva Consob, Unicredit, Bpm, Monte dei Paschi, Inps e Manpower.

“La vernice sui muri dei #NoExpo indigna più delle infiltrazioni mafiose di Expo. Di questo passo daranno la scorta di Stato agli imbianchini” ha aggiunto. E poi, la critica di merito al grande evento: “I danni dei #NoExpo sono poca cosa in confronto alle infiltrazioni mafiose e le speculazioni economiche di Expo. Indignati a giorni alterni”. Poi ha condiviso articoli d’inchiesta apparsi su Il manifesto a proposito dell’accordo sindacale che ha autorizzato il lavoro gratuito all’Expo,

Una posizione anomala rispetto al conformismo politico dominante sulla scena artistica, e in generale culturale nel nostro paese. Che ha alimentato polemiche soprattutto con la destra leghista, e in particolare con le penne eleganti dei reazionari d’assalto. Numerosi sono stati gli scambi polemici, con Filippo Facci o Nicola Porro, oltre che con il leader della Lega Matteo Salvini. Fedez ha definito il loro stile “squadrismo mediatico”.

A poche ore dall’inizio delle manifestazioni No Expo, in solidarietà con Fedez, è intervenuto J-Ax. In un video girato in un albergo, il rapper ha attaccato Salvini rinfacciandogli il suo diritto a criticarlo. “Smettila con la retorica del “paga te – ha detto J-Ax – siamo noi italiani che ti paghiamo lo stipendio, l’autista, la barba hipster e tutto ciò che entra nella tua bocca: abbiamo il diritto di commentare quello che ci esce anche”.

Non meno dura è la polemica con Porro, Facci e compagnia: “Ma giornalisti e politici -prosegue J-Ax- sono più preoccupati per un vetrina di una multinazionale che verrà ripulita dopo 10 minuti che dello stato delle ciittà. Lo sporco che c’è a Milano viene dai corrotti, dai mafiosi e dai criminali, non dai pennarelli”. Infine, il turno dell’Expo: “Oggi hanno inaugurato l’ultima grande opera della fiera: un’istallazione ecosostenibile in cui rimanere chiusi dai 7 ai 10 anni, per corruzione…”. Il messaggio terminava con una citazione di Enrico Berlinguer: “Ci si salva e si va avanti se si agisce insieme e non uno per uno”.

Il conflitto tra Fedez, J-Ax e le destre (e il Pd con il tweet del deputato Ernesto Carbone “Sono dei miserabili. Adesso Fedez dovrebbe chiedere scusa e imparare a pensare prima di parlare”) si è riacceso subito dopo la diffusione delle immagini sulle macchine bruciate ieri a Milano dal blocco “Autonomia Contropotere” da Corso Magenta in poi. “@fedez – ha scritto Porro su twitter – è anche per gente come te, che oggi Milano è a ferro e fuoco. Quelle di oggi come le chiami? Chiedi scusa. E la prossima volta pensa”.

Il rapper non si è fatto pregare e ha risposto: “I metodi fascisti del giornalaio @NicolaPorro che in queste ore cerca di addossarmi le colpe dello scempio milanese. Si commentano da soli”. «Quello che sta succedendo a Milano trascende qualsiasi giustificazione. Ieri era protesta legittima oggi è scempio. MAI esaltato la violenza!» ha twittato Fedez. E poi: “La manifestazione di ieri non è quella di oggi, so che può essere un concetto difficile per te ma se ti applichi ci arrivi”.

La risposta è arrivata anche da J-Ax su facebook il quale ha sostenuto che “Milano sta sanguinando per colpa di qualche centinaio di utili idioti venuti da tutta Europa che aiuteranno, con la loro violenza, proprio quell’Expo che pretendono di protestare”.

Probabilmente non si tratta di “utili idioti”, ma di movimenti che conducono da tempo una ricerca di egemonia politica con le loro pratiche, discutibili anche perché non allargano il consenso politico e culturale del movimento.

Nel suo messaggio J- Ax è tornato sui contenuti della protesta No Expo, un elemento determinante scomparso ieri dalle cronache e dalle prime pagine: “Oggi –ha scritto – è la festa del lavoro e volevo ricordare chi di lavoro ancora oggi ci muore, come Klodian Elezi. Lavorava al cantiere della Teem, per la futura tangenziale esterna di Milano. Uno dei tanti lavori in corso per l’EXPO. La società per cui lavorava è coinvolta nelle indagini sulla ‘ndrangheta in Lombardia. Ma nessuno ne parla, perché non è trendy. Klodian aveva 21 anni: è morto di Expo”.