Un termine diventato fuori moda fa la sua comparsa prepotentemente al Festival Cinema e donne di Firenze (5-9 novembre): arriva come un ciclone dal ritmo travolgente  Femminismo! di Paola Columba, a riportare alle nuove generazioni un patrimonio che sembrerebbe dimenticato in una società dove è tornata la donna oggetto e si moltiplicano i femminicidi.

«Conosci le lotte delle donne degli anni ’70?» si chiede a studentesse universitarie, «sì, le suffragette?» è la risposta. «L’autocoscienza? È una vocina che ti parla dentro?». E poi il femminismo non ha senso, dicono le ragazze, in una società liquida come la nostra. Dall’altro lato parlano le nostre femministe storiche, lanciano considerazioni come sfide che forse non verranno afferrate: «L’altra poteva contraddirti» dice Lea Melandri e questa frase sottintende ore e ore di discussioni un  flusso di parole oggi impensabili che compensava secoli di silenzio. «Il femminismo ha fatto scoprire l’autostima» sottintende un lavoro iniziato decenni fa ma non certo portato a termine.

«E fuori dall’Europa c’è l’orrore puro» avverte Dacia Maraini che introduce i filmati di Amnesty sull’infibulazione delle bambine di cui oggi non si parla neanche più.
«Le ragazze intervistate – dice la regista – sono state scelte alla Bocconi di Milano, a Roma: mi chiedevo come mai non sapessero niente, perché pensavano che femminismo fosse l’opposto di maschilismo. Eppure oggi abbiamo un’ondata reazionaria di violenza, di obiezione di coscienza contro la legge sull’aborto che è costata tante lotte».

Montato da Fabio Segatori come un film d’azione – e tale è stato il movimento – Femminismo! dovrebbe essere visto nelle scuole, basta chiederlo all’Aamod, l’Archivio audiovisivo del movimento operaio e democratico che lo produce con l’Università Roma Tre.
In apertura del Festival è stato assegnato il Sigillo d’oro, l’antica onorificenza del comune di Firenze, a Paola Scarnati per la sua attività dirigenziale svolta all’Aamod, anche in campo europeo e nelle nuove produzioni,  fin dai tempi della sua fondazione.

«L’Aamod ha 38 anni – ci dice Paola Scarnati – proprio come il Festival di Firenze. In una delle prime edizioni accompagnammo qui Gillo Pontecorvo con il suo Giovanna, uno dei rari film sul lavoro operaio delle donne che lui sottovalutava preso com’era dai suoi impegni internazionali, e qui ebbe modo di ricredersi fino a commuoversi.                                  

FEMMINISMO! 2 di Paola Columba

Tra le nostre più recenti attività, oltre alla digitalizzazione progressiva di tutti i materiali, alla rassegna ’Cinema lavoro donne’ fatta con la cattedra di Storia a cui hanno partecipato centinaia di studenti, c’è il premio  Zavattini indirizzato a progetti di giovani (dai 18 ai 35 anni) che utilizzeranno i nostri materiali d’archivio.
Ne abbiamo premiati sei (senza volerlo, tre ragazzi e tre ragazze), mettiamo a loro disposizione i reperti, la linea di montaggio, i registi e un premio di duemila euro.I lavori saranno presentati a dicembre alcinema Palladium di Roma tre». Come è stato il tuo incontro con l’Aamod? «Nella sezione del Pci alla cultura c’era Luciana Castellina che chiamò Cecilia Mangini, considerata anarchica, socialista a fare un film sul lavoro delle donne. Lei per prima cosa chiese quanta libertà avrebbe avuto. Tutta quella che vuoi, le ha risposto Castellina. È nato così Essere donne: era il ’65, allora il tema cinema e lavoro non era affatto usuale.

Poi all’archivio c’è stato un periodo difficile e solo dal 2008 ha ripreso energia con la nuova sede alla centrale Montemartini e i locali in cui conservare i materiali: tanti fondi tra cui quelli di Ansano Giannarelli, di Antonello Branca, quelli che produciamo come tutte le ore di interviste di Femminismo! e il nuovo lavoro sulle donne che hanno votato per la prima volta nel 1946».

È difficile farla parlare in prima persona, lei che è stata nel consiglio di amministrazione e nella direzione dell’archivio fin dal ’69: «Zavattini, Giannarelli, Scola, Bruno Trentin erano i soci fondatori con parte dei materiali donati dal Pci, un patrimonio di film realizzati dalle federazioni: la discussione, oggi impensabile, era se l’archivio dovesse rimanere autonomo o no. Oggi non penso che ci sia  un partito capace di discutere su un’iniziativa culturale».   E, camminando per Firenze, scopriamo che proprio qui lei era arrivata durante i giorni dell’alluvione a filmare e intervistare, insieme a Giuseppe Pinori, che sarebbe diventato poi presidente dell’Associazione dei direttori della fotografia.