«La natura non mi manca, mi piace il cemento». Lo ha detto in francese e ripetuto in tutte le lingue elvetiche, la Consigliera nazionale Ada Marra, 41 anni, socialista, eletta nel Canton Vaud (Losanna) e figlia di emigranti pugliesi, rispondendo a chi le chiedeva dell’iniziativa Ecopop sulla quale i cittadini svizzeri sono chiamati domani a esprimersi con un voto referendario.

L’ecologismo è solo un pretesto, nel referendum?

Io direi che questi promotori hanno un’idea nostalgica della società : vorrebbero riportare la Svizzera, sia a livello ecologico che migratorio, a 40 o 50 anni fa, quando gli abitanti erano cinque milioni e non gli attuali otto.

Conservatori e basta, quindi?

Di più: quasi portatori di una cultura della morte più che della vita. Perché non vogliono che la Svizzera cresca, e perché credono che l’unico modo per limitare la povertà e il degrado sia limitare le nascite, anche nei Paesi più poveri del mondo. Nonostante tutto però secondo me c’è una vera domanda dietro l’iniziativa ed è la richiesta di una crescita sostenibile, di un’amministrazione del territorio e di uno sviluppo urbanistico giusto. Sono mancate risposte adeguate da parte della politica. E così si arriva a questa esagerazione di una società autarchica, dove il cibo si autoproduce, si limitano le importazioni e si ritorna alla vita contadina…

La decrescita felice, che è però una delle ricette di una certa sinistra mondiale…

Di una certa sinistra, appunto, non tutti sono d’accordo. Io sinceramente non ho una posizione netta. In ogni caso , il problema non è quanti siamo ma come stiamo in società: se gli alloggi sono super cari, se c’è il dumping sociale

non è a causa della presenza di stranieri ma dipende dalla speculazione immobiliare, o dal fatto che i datori di lavoro approfittano della fragilità sociale per sfruttare i lavoratori che più hanno bisogno.

I promotori di questo referendum sono portatori di una cultura di destra, xeonofoba?

Vede è molto strano, perché in questo gruppo si ritrova davvero un po’ di tutto. Ci sono anche razzisti, ma non solo: vecchie femministe che hanno lottato per la pianificazione famigliare, l’aborto e la pillola; bourgeois-bohème, come li chiamiamo noi, ossia la classe medio-alta che si crogiola nei discorsi sull’ecologia, anche se i Verdi si sono opposti a questa iniziativa; e così via…

Con quali argomenti sostenete il no al referendum?

Noi diciamo: non si combatte la sovrappopolazione solo con i preservativi. Perché il tasso di natalità si abbassi, bisogna combattere la povertà e sostenere lo sviluppo: democrazia, cultura, strutture, infrastrutture. Ormai è provato che se si formano le donne, per esempio, e si promuove il loro accesso ai posti di lavoro e di potere, automaticamente si promuove la pianificazione familiare. Ma questa non può essere un’imposizione dei paesi ricchi su quelli poveri. Inoltre, il sì all’iniziativa equivarrebbe dal punto di vista economico a un rallentamento enorme per la Svizzera, perché abbiamo bisogno di manodopera qualificata. E oggi, da noi, arrivano soprattutto europei. A differenza degli anni ’60, i frontalieri italiani, per esempio, sono lavoratori superformati.

Dopo la limitazione all’immigrazione approvata col referendum del 9 febbraio scorso, ora Ecopop. Quali, le eventuali conseguenze?

Il precedente referendum, che non ha messo limiti precisi all’immigrazione, ci ha già creato seri problemi con l’Europa: se finisce la libera circolazione, finisce anche la Svizzera. Ecopop chiede che non si sorpassi lo 0,2% del saldo migratorio dell’anno precedente. Che vuol dire un massimo di 16 mila nuovi ingressi l’anno – residenti, frontalieri e rifugiati, tutti insieme – a fronte dei 40-80 mila negli ultimi 10 anni. Il che è assurdo perché, dopo l’incremento di ingressi dal 2007, quando in Svizzera è entrata in vigore la libera circolazione delle persone, ora stiamo già constatando una diminuzione. E saranno sempre meno, man mano che l’Europa esce dalla crisi.

Quante chance ha, il sì all’iniziativa?

Questa volta, in Svizzera tutti gli attori politici, istituzionali ed economici, di destra e di sinistra, hanno avuto paura e si sono opposti seriamente a Ecopop, memori della brutta sorpresa del referendum del 9 febbraio. Perfino l’Udc, che è la nostra estrema destra, ufficialmente ha detto no anche se molte sezioni cantonali sostengono il sì. L’esito quindi può essere imprevedibile. Però siamo fiduciosi: credo che la proposta non passerà.