Ciò che sta avvenendo per la tratta ferroviaria (sospesa sei anni fa ma in fase di ripristino) Avellino-Rocchetta Sant’Antonio (Foggia) è un insegnamento da molti punti di vista. In questa pagina ne vogliamo sottolineare innanzitutto uno che ci sta a cuore: il successo del connubio arte-impegno sociale.
La lotta di molte associazioni in Italia per il ripristino di vecchie ferrovie sospese o dismesse comincia ad avere i suoi frutti. L’attuale impegno delle Ferrovie dello Stato per il ripristino in chiave turistica di queste tratte ha però dentro di sé un neo, tacere sulla storia dello sviluppo dei trasporti in Italia nel dopoguerra. Fu un indirizzo governativo, colpevolmente subalterno ai voleri Fiat, che privilegiò la gomma emarginando in gran parte il viaggio su ferro. Una scelta che è la causa remota ma strutturale non solo di moltissime disfunzioni attuali in ambito ferroviario (a partire anche da disastri assurdi come l’ultimo sulla tratta Corato-Andria in Puglia), ma anche del primato europeo degli incidenti mortali sulle intasate strade italiane. Un dibattito da riaprire con l’opinione pubblica, giacché la «cura del ferro» di cui ha parlato spesso il ministro dei trasporti Graziano Delrio diventa ipocrita se non fa i conti con una cosa elementare: il rilancio del «ferro» (complessivo sia chiaro: alta, media e bassa velocità) ha un senso positivo soltanto se la «gomma» viene ridimensionata e riportata in ambiti normali. Non è così oggi, nonostante i proclami del ministro.
Ecco, se l’attuale impegno sulle tratte turistiche avesse anche il compito di ricordare quanti danni siano stati fatti in Italia nell’ambito dei trasporti pubblici per aver trascurato e abbandonato moltissime tratte ferroviarie (il servizio vigente regionale è del tutto scandaloso), sarebbe una cosa utile davvero.
Ma ritorniamo alla tratta Avellino-Rocchetta Sant’Antonio, quinto impegno di riapertura della Fondazione Ferrovie Italiane nel progetto «Binari senza tempo» (secondo i piani avverrà nel 2017 ma un assaggio della linea ci sarà nel periodo dello Sponz Fest di Vinicio Capossela dal 22 al 28 agosto prossimi, a dimostrazione di quanto peso abbia avuto l’impegno del cantautore e dello staff di questo festival nella riapertura della ferrovia). Il progetto delle Fs comprende viaggi turistici in treno storico, e sono già in attività tratte rimesse in cammino dal Lago d’Iseo alla Val d’Orcia, dal Parco d’Abruzzo ai Templi agrigentini.
Certo è una bella soddisfazione per chi ha creduto da anni – ci mettiamo anche l’attenzione, unica nella stampa nazionale, di un giornale come «il manifesto» – in imprese disperate, definite da molti utopiche (gli opportunisti, si sa, usano sempre la parola utopia). È anche una conferma dell’assunto pasoliniano sulla «scandalosa forza rivoluzionaria del passato». Ma il ripristino della ferrovia Avellino-Rocchetta è un pezzo ormai di una vittoria dei tanti che si sono battuti per le cosiddette «ferrovie dimenticate» (ce ne sono moltissime di pregio in Italia da riaprire al più presto). La linea è quella più lunga tra i tracciati turistici (119 Km) e ha in Francesco De Sanctis, il critico letterario e patriota risorgimentale originario di Morra, uno dei paesi attraversati dalla ferrovia (si celebrerà il duecentesimo anno della nascita proprio l’anno prossimo), uno dei suoi padri fondatori. Il tracciato, asse di penetrazione dell’Irpinia in Basilicata e Puglia, fu realizzato a fine Ottocento e ha in molti manufatti (tra cui ponti in ferro e in pietra bellissimi) e un paesaggio straordinario che attraversa terre ricche di centri storici e potenzialità economiche e agricole, la sua indubbia attrazione. Il protocollo firmato dal Ministero dei Beni Culturali con la regione Campania e la Fondazione delle Ferrovie Italiane chiude oggi una pagina buia ma ne apre una di lotta ulteriore per i gruppi impegnati sul territorio. Quella di una piattaforma che comprenda la reale apertura turistica del tracciato per intero, poi il suo sviluppo in termini di ricostruzione delle stazioni e di interventi artistici e museali, infine l’apertura anche al trasporto «normale» in chiave di nuova concezione del viaggiare (esiste anche una fetta di popolazione, che va crescendo, che si è allontanata dalla velocità come misura del progresso).
Ma ciò che ci preme oggi far risaltare è il connubio arte – impegno civile sulle strutture. Questo è il merito di Vinicio Capossela e del suo entourage di collaboratori. Una vittoria che il mondo artistico potrebbe moltiplicare in tutta Italia se solo uscisse dalla logica (da tempo mortifera) dei consumi fine a se stessi.

 

Risuonano ancora nelle orecchie i racconti di viaggio di Mario Dondero alla stazione ferroviaria di Conza, in Alta Irpinia, durante lo Sponz Fest del 2014: «Il treno è un luogo magico dove si fanno incontri d’amore formidabili». E le parole di Remo Ceserani, autore di un importante libro su treno e letteratura (Treni di carta), alla stazione di Lioni in un dibattito memorabile. Fu una edizione straordinaria quella dello Sponz del 2014 che ha dato davvero una lezione di impegno deciso sulla riapertura della tratta ferroviaria Avellino-Rocchetta. 12 giorni di musica, dibattiti, letture, performance: tutto sull’argomento treno e sulla arbitrarietà della chiusura della linea (fu decisa sei anni fa dall’allora centro destra che guidava la Regione Campania con la complicità del gruppo centrista demitiano in quota vicepresidenza dell’Ente). Un’edizione che è stata alla base di tanti ripensamenti di amministratori e politici che prima tentennavano. Di nuovo Capossela, soltanto tre mesi fa, alla presentazione del suo nuovo doppio album («Canzoni della cupa») non solo ha scelto la stazione di Conza come anteprima nazionale di quella presentazione ma ha ribadito il suo impegno: «Abbiamo tutti un conto in sospeso con questa stazione. Per questo abbiamo tenuto l’anno scorso un concerto di otto ore di fila con musicisti provenienti da tutto il mondo. Anche per ritrovarci sui binari di questa ferrovia. E vedere lo stato in cui si trova». Sembrava ancora un augurio, invece di lì a poco sarebbe esploso il protocollo d’intesa per il rilancio, la tutela della tratta in termini ambientali e artistici, il cantautore chiamato a gestire un assaggio della riapertura con un treno d’epoca nell’edizione dello Sponz di quest’anno. Partirà il 22 agosto da Foggia per Rocchetta e quindi per Conza con quell’affabulatore di Ascanio Celestini che leggerà racconti fantastici e guiderà i passeggeri alla scoperta dei luoghi. Ma poi concerti (il folksinger texano Micah P. Hanson si prepara a infiammare la stazione di Calitri) e dibattiti, mostre e performance oltre al rituale concertone finale del cantautore (vedere il programma sul sito www.sponzfest.it).
La ferrovia come spina dorsale di un nuovo (nuovo!) sviluppo del territorio? Sarebbe ora e sarebbe il periodo giusto per riprendere fantasia, scavo nella memoria del passato e lotta per il futuro. Che insegnamento trarne? Non solo che la lotta paga come è ovvio, ma che l’arte può aiutare la società se smette di coccolare i suoi fans con consumi deprimenti (tutto ciò che è fine a se stesso è depressivo nel mondo d’oggi). E se abbraccia invece la nazione in una nuova fase di rinascita e ricostruzione del tessuto strutturale del territorio. (m.f.)