Cento piazze contro il Ddl Scuola di Renzi e del Pd. Attenuata la calura estiva, i sindacati Flc-Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals Confsal e Gilda Unams che hanno organizzato lo sciopero generale del 5 maggio contro il governo, oggi organizzano da Nord a Sud fiaccolate, cortei, flash mob. A Roma ci sarà una «Notte Bianca» a piazza Farnese al termine del corteo che parte dal Colosseo alle 17,30. Alla manifestazione parteciperanno anche i Cobas. L’Unicobas organizza un sit-in a piazza delle Cinque Lune, piazza Navona.

L’iniziativa si chiama «La cultura in piazza» e chiede un cambiamento radicale del testo in discussione nella commissione istruzione al Senato. Il testo «peggiora la qualità della scuola pubblica, non risolve il problema del precariato, afferma logiche autoritarie e incostituzionali nella gestione organizzativa delle scuole, mette in discussione diritti e libertà e cancella la contrattazione. In altre parole: realizza tutto meno che una buona scuola». «Non bastano piccoli aggiustamenti rispetto a un impianto inaccettabile e incostituzionale in molte parti – sostiene Domenico Pantaleo (Flc-Cgil) – I veri conservatori sono quelli che hanno scritto il testo di legge e pensano a una scuola sempre più disuguale con meno libertà, democrazia e diritti».

L’ipotesi di «restyling» del Ddl, avanzata dalla ministra dell’Istruzione Giannini, viene giudicata di «cattivo gusto» dalla segretaria della Cgil Susanna Camusso – «Le nuove generazioni – spiega la leader del sindacato – hanno bisogno di un obbligo scolastico più lungo, non più breve. La dispersione scolastica sta aumentando in tutte le zone critiche del Paese e cresce con una dinamica di classe: adesso abbandonano gli studi i figli dei disoccupati. La crisi impedisce a tante famiglie non di iscrivere i figli all’università ma persino di mantenere il ciclo scolastico secondario». Piero Bernocchi (Cobas) si sofferma sull’impatto politico che l’opposizione nella scuola ha prodotto sulle elezioni regionali. «Qualsiasi leader farebbe marcia indietro – afferma ma per il momento non sembrerebbe che questa elementare “saggezza” stia emergendo nel governo Renzi». La prossima settimana inizia lo sciopero degli scrutini, tranne che nelle classi dove si svolgeranno gli esami di terza media o di maturità. Si prevede un’altissima adesione tra i docenti e il personale Ata. Tutti i sindacati della scuola, con diverse modalità, lo stanno organizzando.

La pressione su Renzi e il Pd resta fortissima e si sta riflettendo anche sulla composizione della maggioranza nella commissione istruzione al Senato. Il passaggio all’opposizione di Tito Maggio da Gal ai fittiani, e il possibile voto contrario degli esponenti della sinistra Dem Walter Tocci e Corradino Mineo, rischiano di mandare sotto il governo di un voto: 12 a 11 (e non gli attuali 13). La riforma della scuola potrebbe essere affossata. Mercoledì sera c’è stata una dura riunione del gruppo Pd al Senato. La riunione è stata aggiornata a martedì prossimo, il giorno dopo la direzione del Pd al Nazareno. La minoranza non sembra intenzionata ad accettare l’ipotesi del restyling: vuole la riscrittura totale dei poteri del «preside-manager», estendere le assunzioni dei docenti precari (da 100 mila a 138 mila), tagliare lo stanziamento alle scuole paritarie.
In un resonconto sul blog supplentidellascuola.blogspot.it di un incontro alla facoltà di architettura di Roma Tre tenutosi mercoledì, Mineo ha detto: «Nè Io nè Tocci accetteremo la sostituzione nella commissione cultura al Senato». Il messaggio è a chi in queste ore pensa di cancellare il dissenso nel Pd com’è accaduto in commissione Affari Costituzionali nella discussione del ddl di riforma del bicameralismo. In quel caso furono tre le sostituzioni.

Il presidente della commissione Andrea Marcucci è fiducioso. A suo avviso, sono possibili «miglioramenti» al Ddl, ma non «stravolgimenti».