La Panda e la 500 prodotte dalla Fca-Fiat potranno essere acquistate In Italia su Amazon con sconti dal 20 al 33%. L’alleanza tra il settimo costruttore di auto, con sede legale in Olanda e fiscale nel Regno Unito, e la più grande piattaforma digitale di e-commerce al mondo che possiede anche il Washington Post non sembra, al momento, avere rinunciato alla rete dei concessionari. La vendita delle auto non avverrà direttamente sulla piattaforma. Sul sito di Amazon il cliente potrà scegliere il modello, dopo avere acquistato un kit da 180 euro e ricevuto un codice di accesso.

Una volta realizzata la transazione potrà scegliere il concessionario dove recarsi per acquistare il veicolo. La scelta è stata presa in base a un sondaggio secondo il quale la metà del campione vorrebbe acquistare un auto online, mentre il 97% preferisce prenderla da un rivenditore tradizionale.

Di solito, il capitalismo delle piattaforme produce un effetto «disruptive» nei settori tradizionali dei servizi e della logistica. Una prospettiva che non va esclusa anche in questo caso. Amazon non modificherà (ancora) la filiera del commercio dell’ auto ma si sta inserendo nel settore. Un accordo dello stesso genere è stato siglato con Hyundai.

L’intesa tra l’azienda di Jeff Bezos e quella guidata da Sergio Marchionne serve a creare una platea di acquirenti fuori dalle reti tradizionali. L’obiettivo è individuarli tra chi è abituato ad acquistare online a prezzi scontati: i trenta-quarantenni con un’istruzione medio-alta, un alto ceto medio non particolarmente colpito dalla crisi. Sono lontani i tempi in cui l’auto era un bene di consumo di massa anche per le classi lavoratrici.

Tra l’acquistare un pernottamento su AirBnb, uno spostamento con Uber e una macchina, sia pure scontata fino al 33%, esiste tuttavia una grande differenza. L’accordo tra Fca e Amazon prefigura un nuovo sviluppo sia della App-economy che dell’industria automobilistica. Per Fiat-Chrystler il rapporto con il capitalismo di piattaforma non è limitato al commercio elettronico.

Il mese scorso ha raggiunto un’intesa con Google sulla «macchina-che-si-guida-da-sola», un progetto a cui si sta lavorando dal 2014. Fiat-Chrystler produrrà cento prototipi di questo tipo basati sul minivan ibrido «Pacifica». Anche Amazon starebbe pensando di partecipare alla corsa alla costruzione della macchina automatica. Fiat sarebbe pronta ad aiutarla nella gara che appassiona la Silicon Valley.

Gli intrecci tra il capitalismo taylorista-fordista e quello digitale crescono. Uno scenario su cui riflettere, visto che le multinazionali come Uber o Lyft possono modificare a fondo l’industria dell’auto. Toyota ha raggiunto un’intesa strategica con Uber. Volkswagen ha investito 300 milioni di dollari in Gett, il rivale di Uber. General Motors ha investito 500 milioni di dollari in Lyft, la seconda compagnia di «ride-hailing» negli Stati Uniti. General Motors venderà in leasing le sue auto agli autisti di Lyft a Chicago.