Un’intera giornata ad aspettare notizie da palazzo Chigi. E alla fine è arrivato il sospirato decreto del governo Renzi che permette di riaprire i cancelli a quasi 5 mila lavoratori della Fincantieri di Monfalcone.
Lo stabilimento era «sigillato» da lunedì per il sequestro disposto dal Tribunale di Gorizia. Si tratta di un’indagine sulla gestione dei rifiuti che riguarda gli scarti di lavorazione del cantiere navale (rottami, tubi, pezzi di moquette, polveri di sabbiatura, vernici e solventi).

Era indispensabile un decreto per poter rimettere in produzione Monfalcone. Lo si aspettava alle 11, quand’era convocato il consiglio dei ministri. Invece, la seduta è slittata alle 19. E a tarda sera, finalmente, la conferma.
Il provvedimento del governo, per altro, è stato caldeggiato fin da mercoledì durante il summit al Mise con i ministri Federica Guidi e Gian Luca Galletti, l’amministratore delegato di Fincantieri Giuseppe Bono e la governatrice Debora Serracchiani. Un decreto d’urgenza sblocca-sigilli che rappresenta la sola soluzione in tempi rapidi. Lo ha confermato anche il prefettodi Gorizia, Vittorio Zappalorto, alla vigilia del consiglio dei ministri.

Tecnicamente, si tratta di un «decreto a perdere». Un testo destinato a diventare emendamento al decreto sugli Enti locali, già all’esame parlamentare. In questo modo il «caso Monfalcone» sarebbe risolto per legge entro agosto.
Ci hanno lavorato i tecnici del Mise, mentre ieri il testo è passato al vaglio dello staff di palazzo Chigi. Dal punto di vista politico, invece, il blocco dei cantieri navali preoccupa (e non poco) il Pd. Serracchiani ha subito assicurato. «Non sarà la replica del caso Ilva a Taranto». E lo stesso Renzi ha ben colto il significato della partita che si gioca in Friuli.

Del resto, il blocco dei cantieri navali se dovesse proseguire metterebbe a repentaglio commesse cruciali per Fincantieri. A cominciare dalla nuova Carnival Vista da crociera, che dev’essere varata entro la primavera prossima. In portafoglio c’è anche l’unità anfibia commissionata dal ministero della difesa per la Marina militare: vale, da sola, oltre un miliardo di euro.

Sul fronte sindacale, la linea è riassunta da un’unica richiesta: «Riaprire subito lo stabilimento di Panzano». È quanto ripetono ad ogni livello i rappresentanti della Rsu: Moreno Luxich (Fiom), Michele Zoff (Fim) e Andrea Holjar (Uilm), insieme ai segretari provinciali Thomas Casotto, Gianpiero Turus e Luca Furlan.

Da lunedì si susseguono iniziative, mobilitazioni e cortei. Le tute blu sono state ricevute dal sindaco Silvia Altran, dopo che piazza della Repubblica si era trasformata in un «cantiere virtuale» grazie all’invasione di un migliaio di lavoratori in pieno mercato settimanale.

«Se i tempi non saranno immediati» evidenzia Furlan, «ci andranno di mezzo per prime le ditte d’appalto, impossibilitate ad accedere ai crediti bancari».

Tutti sanno quanto delicati siano i rapporti con gli armatori, mentre in Friuli è difficile prescindere dai tempi della crisi. Così i sindacati: «Come è accaduto per Elettrolux, le istituzioni, a partire dal governo, devono intervenire con provvedimenti rapidi e certi. Tutto non può e non deve scaricarsi soltanto sui lavoratori».