Non c’è «nessun elemento che colleghi la morte di Giulio Regeni a una rapina». La nota informativa del Ros che indaga al Cairo su mandato della procura di Roma, parla chiaro. Ed esclude la pista accreditata in Egitto. Gli inquirenti italiani stanno esaminando anche le immagini delle telecamere collocate nel quartiere el Dokki, dove viveva Giulio, e il percorso che dalla sua abitazione porta alla fermata metro che avrebbe voluto raggiungere il 25 gennaio. Anche il pc del giovane ricercatore è all’esame dei magistrati che hanno chiesto alle autorità egiziane, con una rogatoria internazionale, i tabulati telefonici dai quali sarebbe stato appurato, secondo la procura di Giza, che Giulio non è mai uscito dal suo quartiere.

Intanto Fiumicello (Ud), dove oggi giungerà la salma di Giulio che verrà tenuta in un luogo riservato, si prepara ad accogliere le 6 mila persone attese per i funerali di venerdì. Molti cittadini hanno aperto le proprie abitazioni per ospitare amici e parenti in viaggio da ogni parte del mondo. La famiglia ha chiesto però che non vengano esposte bandiere o vessilli (tanto che neppure il sindaco indosserà la fascia tricolore) né vengano effettuate riprese audiovisive. Anche le autorità potranno partecipare ma in forma individuale, per evitare ogni strumentalizzazione.