Tonnellate di carta, migliaia di pagine, numeri, nomi, firme. Le inchieste post terremoto delle procure di Rieti e Ascoli sono un lungo lavoro di studio sugli interventi antisismici effettuati negli utlimi anni tra Amatrice, Accumuli, Arquata del Tronto e dintorni: appalti, interventi, autorizzazioni, tagli del nastro, grandi annunci di «cose fatte a tempo di record». Come mai degli edifici dichiarati a norma si sono sgretolati sotto i colpi del terremoto del 24 agosto? La risposta è in un’ipotesi di reato (disastro colposo), anche se, assicura il pm di Rieti Giuseppe Saieva, «è ancora presto per parlare di iscrizioni nel registro degli indagati».

Il sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzoli, sa che presto o tardi verrà chiamato dagli investigatori per dare qualche spiegazione. Lui ostenta una tranquillità ai limiti della spavalderia: «Sono sereno, potrei andare dai magistrati anche domani. Parlerei per quattro ore e sgonfierei tutto, poi mi arricchirò con le querele. Avviso di garanzia? Dovrebbero darmi un premio Oscar». Sulla scuola Capranica di Amatrice, oggetto di «lavori monumentali» e poi crollata, il sindaco prova a chiarire la propria posizione, a spiegare che la coperta è sempre corta. «Dopo il terremoto dell’Aquila ho avuto paura per la scuola – racconta -. E allora che faccio? Non chiedo soldi a nessuno. Non ho un euro, c’è il patto di stabilità che blocca tutto, ma trovo lo stesso dei fondi nel bilancio per commissionare uno studio geologico. Lì c’era spiegato che la scuola può reggere a un sisma di grado X». Cosa voglia dire ‘grado X’ non si sa con precisione. «Non posso ricordare tutto – dice ancora Pirozzi -, diciamo quattro gradi, ma vado a spanne. Il fatto è che la scossa è stata molto violenta, io ne ho sentite tante in vita mia, ma una botta come questa mai. Me la sono fatta sotto».

Di soldi, dal terremoto del 1997 ad oggi, ne sono arrivati non pochi, il problema è che sono stati sempre frazionati in decine di parti per cercare di accontentare ogni richiesta, talvolta si è deciso pure di cambiarne destinazione, e questo è un altro punto che desta parecchio interesse tra gli investigatori. Ad esempio, dopo il sisma dell’Aquila, la Provincia di Rieti erogò 150mila euro per la ristrutturazione del municipio di Amatrice. Pirozzi decide di spostare quei fondi sull’istituto alberghiero (il cui restauro alla fine è costato 800mila euro in totale). Risultato finale: il palazzo comunale è crollato, la scuola professionale no.

E ancora: i 700mila euro tra il 2011 e il 2012 investiti sulla Capranica, i 250mila euro messi sulla Chiesa di Santa Maria Liberatrice, i 400mila per il teatro. Tutto distrutto. Lavori eseguiti male? Pirozzi tende a dire che, se c’è qualche colpevole, bisognerebbe andare a cercarlo tra i geometri e gli ingegneri coinvolti. Questi, dal canto loro, rispondono che hanno sempre fatto quello che veniva chiesto loro. Gianfranco Truffarelli, appaltatore dei lavori alla scuola Capranica, l’ha già messo nero su bianco e consegnato in procura sotto forma di memoria scritta: la sua ditta doveva fare un miglioramento, non un adeguamento, con i soldi stanziati di più non si poteva proprio fare.

La guardia di finanza, che mercoledì ha effettuato una serie di blitz in tutta Italia, sta indagando soprattutto sull’ospedale Grifoni: per il suo restauro erano stati trovati 2.2 milioni di euro dal fondo per l’edilizia scolastica della Regione Lazio. Era stata fatta anche una gara d’appalto (vinta dal Consorzio Cooperative Costruzioni) ma al momento di aprire i cantieri venne fuori che i soldi non c’erano più, il fondo era vuoto e non se ne fece più nulla.

Una catena di istituzioni coinvolte per una cifra totale investita per lavori sismici nella provincia di Rieti che supererebbe i 60 milioni di euro in vent’anni. Soltanto per quello che riguarda Amatrice e Accumoli sono stati contati oltre cento crolli, tra edifici pubblici e privati. Il colonnello Cosimo D’Elia, comandante della guardia di finanza di Rieti, spiega come si muoverà l’inchiesta: «Stiamo studiando come sono stati fatti i lavori e se corrispondono a quanto documentato. Inoltre vogliamo vederci chiaro su come sono stati spesi i fondi. La documentazione è copiosa, ci vorrà tempo».

Al lavoro c’è anche l’Anac di Raffaele Cantone. L’interesse qui è concentrato in maniera specifica sulla regolarità degli appalti e il percorso che hanno fatto i vari finanziamenti, per capire dove siano finiti nella giungla dei lavori pubblici.