Altri civili, altri morti. A pochi chilometri da Donetsk, ieri si è bombardato anche un ospedale, dopo tre giorni di lutto, a seguito dell’uccisione, nei combattimenti dei giorni precedenti, di due bambini. E secondo fonti americane, Kiev starebbe usando missili balistici contro i separatisti filorussi. Anziché fermarsi dunque, la guerra vede addirittura un’escalation nell’uso di armi «pesanti». E non si ferma, né pare in procinto di cessare. A est, nelle regioni orientali, annientate da mesi di colpi di mortai e combattimenti, si continua a morire.

Sullo sfondo di una guerra che va avanti da mesi, l’abbattimento dell’aereo malese, via missile (ancora non si conoscono i responsabili) e i consueti balletti diplomatici tra Kiev, Stati uniti, filorussi e Mosca. Gli esperti hanno dovuto di nuovo rinunciare a raggiungere il luogo del relitto, a causa dei combattimenti. Ieri – invece – Kerry si è detto ottimista circa un reale impegno di Kiev a proclamare un cessate il fuoco («ora, non in futuro»), ma a questa ipotesi ormai, sembrano non crederci più neanche i protagonisti. Del resto Kiev ha fatto di tutto per smentire anche i più fedeli alleati: ha rifiutato indagini su eventi drammatici (come la strage di Odessa), ha annunciato tregue, senza che venissero rispettate (e in questo caso i filorussi non sono stati da meno), ha infine portato al trionfo elettorale Poroshenko che si è presentato come uomo di pace, salvo riarmare l’esercito, mettere un generale alla Difesa e lanciare l’attacco «definitivo». Invece i filorussi si sono difesi, probabilmente armati dai russi, e si è continuato a morire, a combattere e a muoversi sul delicato filo dell’arte diplomatica, che vede protagonisti Washington e Mosca, in seconda fila una disunita e confusionaria Europa (concorde solo ultimamente, sulle sanzioni contro la Russia).

Nelle ultime 24 ore, diciassette civili, tra cui tre bambini, sono stati uccisi da tiri di artiglieria a Gorlinvka, uno dei bastioni dei separatisti filorussi, a 45 chilometri a nord di Donetsk. Lo ha annunciato il governo regionale: «43 persone sono state ferite», hanno scritto nel comunicato, precisando che proiettili di artiglieria sono caduti anche su un ospedale, danneggiando il reparto maternità, e che diverse case sono state colpite. In città erano stati decisi tre giorni di lutto dopo che domenica erano morti 13 civili, tra cui due bambini. E anziché andare verso una fine, come ha sottolineato il rapporto dell’Onu dei giorni scorsi, c’è un’escalation armata. L’esercito ucraino – infatti – avrebbe sparato missili balistici a corto raggio contro i separatisti filorussi. Si tratta di rivelazioni fatte da tre funzionari americani alla Cnn. I missili sarebbero stati lanciati dal territorio controllato da Kiev verso le zone controllate dai ribelli filorussi, hanno spiegato confermando così una escalation del conflitto che potrebbe mettere in imbarazzo l’amministrazione Obama.

Per questo, forse, ieri Washington è tornata alla carica contro Putin. «Ci sono prove evidenti di lancio di razzi e colpi d’artiglieria dalla Russia verso il territorio ucraino», ha detto il segretario di Stato americano, Johnn Kerry, annunciando altri due «desiderata»: in primo luogo una presunta volontà al cessate il fuoco da parte di Kiev, in secondo luogo nuove sanzioni da parte degli Usa. Quest’ultima affermazione è arrivata poco dopo l’approvazione all’unanimità dai rappresentanti degli Stati dell’Unione europea, riuniti nel Coreper, il comitato degli ambasciatori, delle misure economiche contro Mosca. Le sanzioni dovrebbero entrare in vigore questa sera o venerdì 1 agosto. Le misure saranno sottoposte a revisione dopo tre mesi.