Yannick Loichot, 31 anni di Chartres, è stato condannato a due anni senza condizionale.
È il primo caso di applicazione della nuova legge (in vigore da giugno) che punisce il reato di consultazione abituale di siti Internet che incitano a commettere atti di terrorismo.

Secondo il quotidiano locale L’Echo Republicain, si tratta di un caso che farà giurisprudenza nel resto della Francia attanagliata dalle conseguenze degli attacchi terroristici. Tanto più che per Yannick Loichot i guai con la giustizia non si sono esauriti con questa prima condanna. Il giovane, infatti, risulta imputato in un altro processo di analogo tenore: alla sbarra sarà questa volta con l’accusa di apologia di terrorismo.

Loichot si è convertito all’Islam nel 2009: secondo gli inquirenti, si è spostato sempre più verso l’integralismo. Negli ultimi mesi consultava sempre più spesso siti jihadisti e guardava regolarmente video di decapitazioni, fino ad attirare l’attenzione dei servizi segreti.
E on line aveva anche cercato di documentarsi sulle armi in vendita grazie ad Internet. E soprattutto aveva postato in FB una velata minaccia di colpire uno dei luoghi più noti di Parigi. La foto della Tour Montparnasse aveva per didascalia: «Che bella torre?! Le renderemo il suo splendore, Inshallah». C’era, sempre secondo gli inquirenti, il fondato sospetto che abbia pensato di partire per la Siria.

Il tribunale penale di Chartres è stato il primo in Francia ad aver applicato la nuova normativa anti-terrorismo sul web. I giudici hanno pronunciato la sentenza con il massimo della pena, anche se l’accusa aveva sollecitato un anno di condanna.

Loichot, da parte sua, ha negato di avere intenzioni illegali. E si era giustificato, dicendo che la navigazione scoperta dagli inquirenti era dettata solo da «curiosità». Il giovane si era licenziato dal lavoro a tempo indeterminato, mentre il suo alloggio perquisito dalle forze dell’ordine era risultato quasi senza mobili.

Sollecitato dal presidente del Tribunale di esprimersi sui recenti attentati in Francia, si è limitato a rispondere: «Penso che sia un peccato ciò che sta accadendo in Siria e in Francia».
Il suo avvocato Gregory Martin ha cercato di contestare la ricostruzione degli inquirenti. E nell’arringa difensiva ad un certo punto ha polemicamente chiesto alla corte: «A che ora si può stimare che qualcuno radicalizza la propria fede e sconfina nel terrorismo?».

Loichot, dopo la condanna a due anni, è stato condotto subito in carcere perché la normativa anti-terrorismo francese non prevede la concessione della condizionale.
Di più: con la prima sentenza di condanna, ora il giovane rischia altri sette anni di pena nell’altro processo per apologia del terrorismo. (r.e.)