Martedì sera Matteo Renzi ha assicurato, direttamente a Bianca Berlinguer, che lo ha intervistato per il Tg3 da lei diretto, di non voler cacciare nessuno, non è il suo mestiere e la Rai deve essere indipendente. Caso chiuso? Macché. Il conduttore di Ballarò, Massimo Giannini, dice al Fatto che «se si smorzano i toni è un bene». Ma poiché è stato proprio il premier a aprire la campagna contro il talk, descrive così i ripetuti attacchi degli ultimi giorni da parte Pd, compresi quelli di Michele Anzaldi che ha indicato la porta alla direttrice del Tg3: «E’ come quando il cacciatore scioglie la muta dei cani – dice Giannini – parte subito la caccia: si scatenano tutti quelli che intorno e al di sotto del presidente del Consiglio si sentono titolati a sparare su chi fa televisione in modo sgradito». E così subito si è riaperta la caccia a Giannini.

Anche Carlo Freccero, ora nel nuovo cda di viale Mazzini, spera che le acque si siano placate, «ma io vedo che continua il bombardamento». Mentre Renzi vorrebbe «una Rai della nazione che racconti che è tutto bello, vuole l’Eiar».

Freccero, ora i renziani protestano perché Giannini avrebbe offeso Anzaldi e dicono che per «la Costituzione c’è un limite alle espressioni rivolte a un rappresentante del popolo».

Dovrebbero sapere che la Costituzione tutela la libertà di espressione. Ma forse vorrebbero abolirla come in Ungheria. Qui siamo all’antiquariato della comunicazione.

Anzaldi sostiene che la mancanza di pluralismo sul Tg3 è certificata dai dati dell’Osservatorio di Pavia.

Sostiene che il Pd è sovrarappresentato perché lo spazio è distribuito tra la maggioranza e la minoranza del partito, e così le vere opposizioni sarebbero sacrificate. Ma è in corso la trasformazione del Partito democratico, che nel nome ricorda ancora la sinistra, nel Partito della nazione, un partito di centro. Cosa fa allora la direttrice di un telegiornale? Dare conto di questa liquefazione era l’unica cosa da fare, oltretutto stiamo parlando del periodo estivo e di un telegiornale legato alla storia della sinistra. La Jena ha scritto «E’ morto il comunismo, è morto Ingrao, lasciateci almeno il Tg3». Vorrei ricordare a Anzaldi, che ha approfittato della difficoltà di fare un tg, che un telegiornale deve anche restituire la sua memoria storica. A meno che Anzaldi non volesse raccontare ogni giorno le vacanze di Renzi. Bisognava fare la telelecronaca della vita del premier come fa il suo portavoce Filippo Sensi? Anzaldi, come uno stalinista puro, ha approfittato di questi dati per chiedere la testa di Bianca Berlinguer, che ha anche un cognome che dà l’orticaria. Dice che Renzi ha vinto, ma non ha vinto niente. Ha vinto le europee, la lotta nel partito, ma non le elezioni politiche. E ha perso perché non ha capito che la gente è infelice.

E comunque se anche Renzi le avesse vinte, le elezioni politiche, la telecronaca delle sue vacanze sarebbe un po’ eccessiva…

Vorrebbero una Rai di un conformismo totale, Anzaldi è un democristiano che vorrebbe riportare la Rai agli anni ’50. Renzi voleva la rottamazione, invece fanno antiquariato per tornare allo speaker che racconta le cerimonie d’inaugurazione. Ecco il nuovo che avanza: Renzi-Fanfani. Avevo parlato proprio sul manifesto di fanfanismo digitale. Invece ora siamo proprio al Fanfani analogico, in bianco e nero. E per colpa loro si è rotta l’empatia che Renzi aveva con la sua audience. Un errore clamoroso, controproducente, dannoso. C’è una mostra a Montecitorio sulle tribune politiche, forse questa cosa ha eccitato Anzaldi. Ma purtroppo oggi con la Rete non è più possibile, mi dispiace per Anzaldi che esibisce i documenti dell’Osservatorio di Pavia, nato nel 1994, come se si trattasse della Carta dei diritti umani.

Renzi ha detto nessun «editto bulgaro, quello lo ha fatto Berlusconi».

Renzi è un figlio di Berlusconi. La mamma è la Margherita, a cui appartiene anche Anzaldi. Renzi è un giovane-vecchio democristiano, per cui tutto ciò che è di sinistra deve essere cancellato. Con il suo progetto dell’uomo solo al comando deciderà tutto il direttore generale della Rai e noi membri del consiglio d’amministrazione non conteremo più nulla.

Del resto secondo Vinicio Peluffo, caprogruppo del Pd nella commissione di vigilanza Rai, le sue «spropositate» parole su Renzi dimostrano che i consiglieri con questo sistema non sono autonomi, visto che il suo vero intento sarebbe quello di fare da sponda ai 5 Stelle.

Io mercoledì ero ai funerali di Pietro Ingrao, Peluffo non l’ho visto. Io faccio la sponda ai 5 Stelle? Allora lui fa la sponda a Verdini. Ma si legga Alfredo Reichlin: «La politica non si può ridurre a mercato o a lotte di potere tra le persone».