Spari nel centro commerciale più noto di Monaco, panico, almeno sei corpi a terra. Le notizie si rincorrevano confuse nel pomeriggio e la serata di ieri, i racconti e le foto affollavano la rete tanto da costringere la polizia tedesca, su Twitter, a chiedere di non pubblicare immagini della vasta operazione di cattura in corso, per evitare di dare un aiuto agli attentatori – sarebbero tre – in fuga.

Il bilancio nel momento in cui scriviamo, secondo quanto riferito dal Ministero degli Interni bavarese, è di otto morti e diversi feriti, sebbene alcune fonti dicano di aver visto almeno 15 cadaveri a terra. A raccontare la strage sono dei video, che attendono conferma, circolati online: in uno si vede un uomo armato aprire il fuoco su dei passanti di fronte all’ingresso del fast food McDonald del centro commerciale Olympia (aperto nel 1972 per le Olimpiadi) nella zona residenziale di Mossach.

Un altro video, dall’esterno, registra il rumore delle esplosioni che accompagna come una sinistra colonna sonora la fuga della gente. Secondo un testimone un uomo armato sarebbe poi uscito per entrare in una stazione della metropolitana.

Testimoni – riporta la polizia – hanno però detto di aver visto tre persone armate (fucili d’assalto secondo la polizia), uno dei quali appostato sul tetto dell’edificio e un altro munito di giubbotto antiproiettile. Un terzo, scrivono media locali, si sarebbe suicidato con un colpo alla testa, notizia però smentita dalle forze di sicurezza. Di certo uno di loro è entrato nel centro commerciale, tra i negozi di Zara e Apple, ha varcato la soglia del fast food e aperto il fuoco. Immediata la fuga della gente all’esterno, appena sono risuonati i colpi.

A dare una presunta indicazione sulle motivazioni stanno le dichiarazioni di alcune persone presenti sul luogo: «Stranieri di merda», avrebbe gridato uno degli attentatori. «Sono tedesco», le urla di un altro in dialetto bavarese in risposta agli insulti di un passante. Secondo la fonte, l’attentatore avrebbe detto di vivere di sussidi statali in un quartiere povero. Forse soggetti con legami nel mondo dell’estrema destra.

Ieri, altra fonte di inquietudine, non era un giorno qualsiasi: 5 anni fa, il 22 luglio 2011, l’attivista di ultradestra Anders Breivik uccideva 8 persone con un’autobomba a Oslo, prima di spostarsi sull’isola norvegese di Utoya per massacrare 69 giovani della Workers’ Youth League.

Poco dopo la diffusione della notizia, si è riunita l’unità di crisi della cancelleria del Land di Monaco. Di attacco terroristico all’inizio non si è parlato, optando per la cautela: i media tedeschi e le autorità politiche a poche ore dalla sparatoria preferivano l’espressione «furia omicida».

Poi la scena è cambiata: secondo fonti dell’intelligence tedesca, l’attacco è di stampo terroristico, ma non ci si sbilancia sulla matrice. La Baviera ha richiesto l’intervento del corpo d’élite anti-terrorismo della polizia federale e dichiarato lo stato d’emergenza e la Germania ha istituito controlli ai confini con Austria e Repubblica Ceca, mentre fuori proseguiva la caccia all’uomo.

Ambulanze e vigili del fuoco hanno raggiunto il luogo dell’attacco, mentre il panico si allargava al resto della città bavarese: la polizia ha chiesto alla gente di non uscire in strada mandando sms agli smartphone e lanciando appelli su Twitter in diverse lingue, mentre i trasporti pubblici (tram, treni, bus e metro) venivano completamente sospesi e veniva chiusa l’autostrada per permettere l’arrivo dei mezzi di soccorso.

In tanti si sono asserragliati nei negozi e nei cafè della città, con la paura che cresceva insieme alle notizie infondate di altre sparatorie in Karlsplatz, la piazza centrale di Monaco: «Nessun attacco», hanno assicurato le forze di sicurezza. Non ancora confermata invece la sparatoria riportata da Sky News a Marienplatz nel centro città.

Ma cresceva, il panico, anche alla vista di gruppi di poliziotti che ispezionavano il quartiere di Mossach, armi in pugno, senza riuscire ad individuare nessuno: «Non sappiamo dove si trovino gli autori della sparatoria», ha ammesso il vice portavoce della polizia Baumann. A rendere ancora più drammatico il bilancio dell’attacco è l’incertezza che ha colpito l’intera città, sospesa nell’attesa della cattura del gruppo armato, all’oscuro sulle ragioni della violenza.

Si è subito attivata la Farnesina che segue l’evolversi dell’attacco tramite il consolato italiano. Su Twitter il Ministero degli Esteri italiano ha consigliato ai connazionali a Monaco di non uscire. Il premier Renzi si è detto vicino al popolo tedesco. Solidarietà anche dal presidente Usa Obama.