Per la prima volta la comunità rastafariana residente in Giamaica, che usa la marijuana quasi come un precetto religioso, potrebbe fare il suo ingresso nella legalità. Ma anche chi (come ad esempio i turisti) ne fa un uso ludico, potrebbe ridurre sensibilmente il rischio di dover fare i conti con la giustizia.

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, infatti, l’isola caraibica non ha mai avuto una legislazione anti-proibizionista e, anzi, da alleata fedele degli Stati uniti ha sempre assecondato le politiche repressive decise a Washington sulla materia. Ma ora le cose potrebbero cambiare. Il governo infatti ha pronto un progetto di legge in cui viene consentita per la prima volta la «modica quantità». Il provvedimento regolamenta anche le licenze di coltivazione, vendita e distribuzione della cannabis per uso terapeutico. Ma sancisce il divieto di fumare marijuana nei luoghi pubblici. La legge verrà presentata in senato nei prossimi giorni.

Una svolta, quella che si profila nell’ordinamento giuridico dell’isola, che si inserisce nella linea di discontinuità – dopo decenni di fallimentare «war on drugs» ispirata e imposta dagli Usa – già tracciata da alcuni governi latinoamericani. Messico, Colombia e Argentina hanno depenalizzato il possesso di modiche quantità negli ultimi anni, il Guatemala sta pensando a una legge che vada anche oltre e l’Uruguay ha approvato lo scorso anno una legge all’avanguardia che – unica al mondo – legalizza coltivazione, vendita e distribuzione dell’«erba».